Il
Monte Bondone (1650 mt.) è la montagna di Trento. E' considerata
la 37° salita d'Italia, per dislivello e pendenza. Ha una lunghezza
di 21,5 km, con un dislivello di 1456 mt. ed una pendenza media di 6,7%.
Si parte da Trento (194 mt.) partenza ufficiale del campionato del mondo
della Montagna. In realtà, io parto dal bivio di Montevideo proprio
all'inizio della salita. Dopo appena 4 km. si giunge al paese di Sardagna.
La salita è di media difficoltà ma impegnativa. All' 8 km
si arriva a Candriai (1012 mt.), mi fermo solo un istante per ristorarmi.
Un sandwich al miele e acqua freschissima alla fontana del parco. Il paesaggio
è bellissimo. Un silenzio estremo regna assoluto sul mondo. Fa
quasi paura. Ti obbliga a pensare. Ma il pensiero è distolto dal
rumore impercettibile dei pedali della mia bicicletta da corsa in salita
e, da quello della catena che, con la tripla corona inserita fa un po'
di scricchiolio.
Dopo
Candriai alcuni tratti di salita sono percorribili con rapporti anche
più duri. Riesco ad andare ad una velocità media di circa
20 Km/h ma per pochissimo però, perché la strada continua
a salire. A Vaneze (1300 mt.) la stanchezza inizia a farsi sentire. Il
paesaggio è molto diverso. Lungo la strada c'è un grande
albergo bianco semideserto come quello di "Shining". In effetti,
di turismo non se ne vede un granché in questo periodo, forse dovuto
al fatto che oggi è lunedì ed è già settembre.
Uno scoiattolo da un ramo scodinzola e mi guarda. Un signore fermo sul
ciglio della strada mi dice in marcato accento trentino: "l'è
dura, eh ?!" io gli rispondo di no ma che è lunga, e proseguo
mentre lui mi augura buona pedalata.
Faticosa la salita, forse anche perché inizio ad essere un pò
stanca. Siamo al 13° km. ancora alcuni tornanti e s'incontra il paese
di Norge (1400 mt. ). Tornanti che non finiscono mai, non si riesce a
veder la fine né dei tornanti né del paese. Al 14° km
un mountain biker mi sorpassa, senza salutare. Pazienza, a volte con la
fatica l'educazione si dimentica. Sono emozionata, pochi chilometri e
sarò al valico.
Al 17,5° km come un miraggio Vason a quota 1650 mt. si apre imponente
davanti ai miei occhi. Ce l'ho fatta, ringrazio il Lampo (la mia bicicletta)
ed esulto. Chiamo il mio babbo e il mio ragazzo: "sono in cima"
!
Tempo percorrenza 2.01 minuti. Fa un gran freddo. Il cielo è semicoperto
da nubi grigiastre ed un gelido vento autunnale spazza via i miei pensieri.
Trovo anche il tempo di fare qualche foto. Purtroppo, non c'è anima
viva mi devo arrangiare. Sistemo la bici sotto al cartello di Vason e
a quello del valico, poco più avanti, e scatto. Cima Palon dai
suoi 2090 mt. sovrana e distante, guarda il mondo.
Avevo portato con me una collana con un croce di legno ricordo della Porziuncola
di Assisi. Volevo donarla alla Madonna di Vason che, beata riposa nella
piccola chiesetta in legno, immersa tra altissimi alberi e alla loro infinita
quiete. Purtroppo, la porta della chiesa è chiusa. Cosi sistemo
la croce sulla maniglia, chi verrà ad aprire la troverà.
Mi gusto la pace del luogo, incredibilmente deserto. Né una macchina,
né una moto, nessuno. Solo quiete e silenzio. Solo il vento che
distratto soffia su quella pace infinita e su di me, incredula. Mi emoziono
ricordando gli eroi del ciclismo che sono stati fin quassù.
Il lussemburghese Charly Gaul, scalatore fortissimo, nel '56 vinse il
Giro d'Italia nella mitica tappa Trento- Monte Bondone: 242 chilometri
di tragedia sotto pioggia e neve nel finale. Pasquale Fornara, in rosa,
andò in crisi al punto che il suo direttore sportivo, Giumanini,
lo costrinse al ritiro perché, diceva lo amava come un figlio e
non voleva vederlo soffrire così. Partirono in 87 arrivarono in
41. Gaul all'arrivo dovette stare più di un'ora immerso in una
vasca di acqua calda prima di poter dire qualche parola.
Il Monte Bondone è una salita che resta dentro l'animo. Ogni rampa
apre un mondo sconosciuto, sospeso in un lasso di tempo astratto e irrazionale.
Non è necessario essere ciclisti per amarla. Perché il Bondone
è il regno di chiunque ami la solitudine e la natura, fulgida e
incontaminata. Un luogo speciale, che nella mia mente avevo già
sognato.
.
LE'
ora di rientrare. La discesa è ripida, occorre prudenza. La percorro
in 35 minuti. Ma la faccio con calma, fermandomi anche per qualche foto
ricordo. E' freddissimo. Fino a Vaneze e, anche dopo, avevo le mani un
pò congelate, anche con i guanti, e facevano un po' male frenando.
Finalmente il sole di nuovo riappare a riscaldarmi poco prima di Sardagna
Scendendo mi sento stordita come ubriaca, come se i miei sensi fossero
appannati e distanti. Come catapultata in un'altra dimensione. Penso per
il freddo e la stanchezza ma, soprattutto, per la solitudine incontrata
e vissuta, lungo la salita e dopo. Una solitudine che estranea e appaga.
E' stato incredibilmente bello scalare il Monte Bondone con la mia bicicletta,
emozionante e unico, proprio come pensavo che fosse. Tornerò sicuramente
un giorno, di nuovo, a cavalcare quelle nere dune, sospese nel silenzio.
Trento, settembre 2005
Monia Mariani
|