BREVETTI
CHE
PASSIONE!
I
brevetti cicloturistici sono prove "ad andatura libera" che
devono essere portate a termine in un tempo massimo. Ciascun partecipante
riceve alla
partenza, oltre al roadbook con l'itinerario da seguire, una "carta
brevetto", che deve essere convalidata lungo il percorso nelle località
prestabilite entro determinati "cancelli" orari per avere l'omologazione.
Normalmente (salvo diversa scelta di chi organizza la manifestazione)
non sono previsti ristori né recupero in caso di ritiro, assistenza
sanitaria o meccanica: ciascun partecipante è responsabile di se
stesso e deve essere autosufficiente. Si pedala anche di notte e con meteo
inclemente. Non c'è classifica di arrivo, tanto meno premi per
i primi.
Ed è partecipando ai brevetti ed alle randonnèe che ho scoperto
la mia vera dimensione ciclistica. Quando mi chiedono chi me lo faccia
fare, non è facile spiegare. Non è facile descrivere quel
senso di libertà così grande da ubriacarti. Non è
facile raccontare cosa ci sia di magico in quelle notti passate in sella.
Non riesco neppure a giustificare a me stessa come mai alla fine di ogni
viaggio, dopo aver sopportato la fatica, il sonno, i disagi e i dolori
in tutto il corpo, non possa fare a meno di pensare già al viaggio
successivo. La verità è che le molle della curiosità
e dell'avventura sono potentissime, fanno passare tutto il resto in secondo
piano. Lo facevo fin da bambina. Se io apro una cartina la vedo piena
di ideali Colonne d'Ercole che devono essere superate. A Nord, a Sud,
a Est, a Ovest. Forse posso capire cosa provavano i primi esploratori
che secoli fa hanno iniziato a girare il globo alla ricerca di nuove terre
- non posso credere che all'epoca lo facessero solo per l'oro e il denaro.
Vedere "cosa c'è più in là" è il
destino della razza umana. Continueremo a viaggiare, perché è
proprio la curiosità ciò che ci ha portati a diventare quello
che siamo.
Dopo
anni di cicloturismo in mountain bike e di partecipazioni alle Gran Fondo,
la mia avventura nel mondo delle randonnèe ha inizio nel 2003 con
la partecipazione ai brevetti di qualificazione (sulle distanze classiche
omologate Audax Club Parisien di 200, 300, 400 e 600 km) in vista della
mitica "Paris-Brest-Paris", la madre di tutte le ultramaratone.
Purtroppo le cose non andarono bene, e la sfida in terra Francese in quel
torrido agosto si concluse con un mesto "abandon" dopo circa
mille chilometri. Pagai - forse giustamente - lo scotto dell'inesperienza.
La
delusione per l'insuccesso lasciò presto il posto al desiderio
di rivalsa e alla voglia di riprovarci, quindi feci tesoro di quella sfortunata
esperienza, imparai dagli errori commessi e ripartii con entusiasmo, mettendomi
alla ricerca di nuove e stimolanti "sfide".
Nella
primavera del 2004 lessi su una rivista specializzata del settore che
nel comune di Saint-Marcel (AO) il Presidente del giovane Gruppo Sportivo
Ciclistico locale, Ercole Droz, si era ispirato ai "pazzi" brevetti
per scalatori d'Oltralpe - quali "I Galeriens del Mont Ventoux"
e il brevetto del Grand Colombier - per inventarsi dei brevetti permanenti
fra le sue montagne. Uno di questi era il "Brevetto dello Scalatore
Pazzo", che proponeva di scalare in giornata per quattro volte da
quattro strade differenti il Col du S. Pantaleon,
a quota 1620
metri, per complessivi 150 km e 4450 metri di dislivello. Numeri pressoché
analoghi per il non meno impegnativo "Brevetto di Saint Marcel",
comprendente quattro salite differenti della zona (Saint Barthelemy, ancora
il Saint Pantaleon, e infine il Colle di Champremier dai due versanti).
Presi contatto con il gentilissimo sig. Droz, il quale mi fornì
le carte di viaggio e tutte le indicazioni. Quell'anno la primavera tardò
ad arrivare, tuttavia, dopo alcuni rinvii causa maltempo, nel mese di
maggio portai a termine in buona compagnia entrambi i brevetti, assai
duri ma anche divertenti e originali. Un plauso all'organizzatore!.
A
giugno di quell'anno fu poi la volta della "Sicilia No-Stop",
ultramaratona da 1000 km giunta alla terza edizione. Cimentarmi di nuovo
su una distanza così lunga rappresentava per me un'autentica sfida
dopo l'insuccesso alla "Paris-Brest-Paris". Malgrado il gran
caldo tutto andò liscio e, grazie anche al sostegno di eccellenti
compagni di viaggio, completai il periplo della meravigliosa (e montagnosa!)
Trinacria in poco meno di settanta ore su settantacinque disponibili.
Oltre alla medaglia, da quella esperienza portai a casa molti bellissimi
e indimenticabili ricordi.
Neppure il tempo di riposare e, dopo soli quindici giorni, rieccomi in
ballo alla "Randonnèe 8000", un "terrificante"
brevetto per scalatori con partenza e arrivo a Cuneo messo a punto dal
medesimo staff organizzativo della già durissima e prestigiosa
Gran Fondo "La Fausto
Coppi", ed il cui percorso avrebbe scalato uno dietro l'altro cinque
colli mitici: Lombarda, Bonette, Vars, Izoard e Agnello, per un totale
di 360 km circa e ben 8000 metri di dislivello. Il tempo limite era fissato
in trenta ore. Gli amici mi incoraggiavano a tentare il colpo, ma un brevetto
con queste caratteristiche onestamente mi sembrava fuori dalla mia portata,
dato che sono sì una scalatrice appassionata, ma piuttosto lenta
sia in salita che in discesa. Inoltre
c'era
l'incognita dell'aver recuperato o meno il "1000" di Sicilia.
Tuttavia poteva essere l'occasione per mettere in campo la mia capacità
organizzativa, la mia tenacia e la mia regolarità nel tentativo
di compensare i miei limiti fisici, per cui prima
di rinunciare a raccogliere il guanto di sfida ho preso la calcolatrice
e la mappa con il percorso e mi sono fatta due conti: tot chilometri in
salita alla tale media, queste discese tocca farle di notte, quindi dovrò
andare necessariamente piano, qui ci sarà un controllo, qui il
ristoro
Salvo contrattempi
Beh, se so di avere anche solo
una possibilità di farcela, perché non provarci?!? Quella
volta il mio coraggio fu premiato, presi il via e, pur soffrendo non poco,
riuscii a completare (da sola) il percorso entro il tempo massimo,
provando una soddisfazione perfino superiore a quella provata due settimane
prima in Sicilia.
E
siamo al 2005. Quest'anno la mia sete di chilometri e di avventura ha
trovato pane per i suoi denti alla quinta edizione della "Londra-Edinburgo-Londra",
che si è svolta dal 23 al 28 luglio. La durissima ultramaratona
britannica di oltre 1400 km ha visto al via poco
più di trecento temerari provenienti da tutto il mondo. Per me
si trattava di un'altra "sfida impossibile", un autentico salto
nel buio: malgrado mi fossi preparata scrupolosamente nei mesi precedenti,
non avevo idea se il mio fisico avrebbe retto una così lunga distanza
in tappa unica. La manifestazione si è svolta sotto un cielo prevalentemente
nuvoloso, ma con pioggia battente solo nelle ore finali. Il terreno estremamente
difficile, con molta salita (memorabile la scalata al
passo Yad Moss) e rampe improvvise e dure, unitamente alla lunghezza della
prova ed al clima pressoché autunnale hanno fatto una severa selezione
dei partecipanti, cui tuttavia l'impeccabile organizzazione dell'Audax
UK e i molti volontari presenti non hanno fatto mancare nulla in termini
di servizi e generi di conforto nei numerosi "controlli" dislocati
lungo il percorso, che ha battuto prevalentemente amene e remote strade
di campagna e collina.
(Per
la cronaca ho concluso la prova in leggero "hors delai". Come
tutti gli arrivati, alla fine dell'interminabile
prova ho ricevuto anch'io il caloroso applauso degli organizzatori, insieme
alla medaglia da finisher e ad un curioso gadget "premio" -
la classica tazza da caffè all'inglese impreziosita con il logo
della manifestazione. È stata forse una "vittoria a metà",
tuttavia, anche se c'è un pizzico di rammarico per non aver centrato
in pieno l'obiettivo, sono ugualmente soddisfatta di me stessa.
Ma, più importante di tutto, ancora una volta ho portato a casa
dall'ennesimo viaggio un bagaglio di ricordi e di emozioni, di luoghi
visitati e persone che ho conosciuto che nessun timbro e nessuna omologazione
potranno mai portarmi via. Un saluto particolare a Gianni Gabrieli e a
Giorgio Beluzzi, che hanno condiviso con me l'incredibile "galoppata".
E
sto già pensando alle prossime avventure!.
Silvia Negri - UIC n. 178
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