Col
du Parpaillon (Tunnel) - m. 2.638
28
giugno 2007 - Un colle mitico per i francesi, o meglio un tunnel
mitico, stretto, buio, freddo, con il fondo irregolare e gelato. Questo
avevo sentito raccontare da Giorgio in più occasioni e mi ero ripromesso
che prima o poi sarei andato a guardarci dentro. Il caldo eccezionale ed
il bel tempo mi hanno dato l'occasione ideale per tentare la salita ai 2.638
metri del Parpaillon: meglio chiamarlo così, nè colle nè
tunnel ma Parpaillon e basta. La scelta del versante è stata rapida
- su internet ho trovato due belle descrizioni: quella di Fabrizio Godio
sul Versante di Embrun e quella di René Poty sul versante di La Condamine-Chatelard.
Scelgo di partire da La Condamine per un duplice motivo: salita più
breve (17 km anzichè 27) e possibilità di arrivare a La Condamine-Chatelard
dal Colle della Maddalena (Col de Larche per i Francesi) - infatti La Condamine
si trova all'inizio della salita al Col de Larche. Salirò dunque
da La Condamine e ritornerò per la stessa strada: di attraversare
il tunnel neanche a parlarne, vista la mia acquisita claustrofobia che mi
fa a sentire a disagio anche nella Metropolitana
di Milano. La sera di Mercoledì 27 sono all'Hotel du Midi, proprio
all'inizio della salita al Parpaillon. L'idea è partire l'indomani
mattina molto presto ma in albergo me lo sconsigliano: al mattino se va
bene ci sono 4-5°, e meglio aspettare alle 8 che arriva il sole e così
decido di fare - in fondo sono solo 17 km e per notte riesco a rientrare.
A colazione chiedo che mi preparino un panino e la Signora si presenta con
una baquette di 80 cm piena di prosciutto che per farla entrare nello zaino
devo brutalmente spezzare in 2. Inizio la salita su asfalto con molta determinazione
ed in 1 ora arrivo a St. Anne, stazione invernale di sci dove finisce la
strada asfaltata ed inizia lo sterrato che secondo me deve portare al Parpaillon.
Dopo un paio di km mi vengono i dubbi: nessuna indicazione per il Parpaillon,
non ho travato la Chapelle de St. Anne, la strada è piena d'erba
è fangosa e non ci sono tracce di passaggi recenti. Controllo la
carta top 25 al 25.000 e scopro che lo sterrato per il Parpaillon inizia
nel tornante di Les Pras, circa 5 km più indietro.
Ridiscendo a Les Pras ed imbocco la strada giusta e dopo 5 minuti eccomi
alla Chapelle de St. Anne dove inizia lo sterrato per il Parpaillon. Tra
salita e discesa ho perso più di un'ora e mi sono messi nelle gambe
250 meri di dislivello in più che prima o poi sentirò, ma
la giornata è lunga e molto bella, butto le recriminazioni e parto.
Lo sterrato è molto agevole fino al ponte di Berard dove un ciuppo
indica 9 km al Parpaillon (lo stesso che un cartello incontrato 1 km prima.
Ma anche questo va bene.
Dopo il ponte inizia la salita vera con alcuni tornanti ed il fondo disagevole
per le numerose pietre che interrompono il ritmo della pedalata, ma si sale
rapidamente di quota e dopo un lungo falsopiano si arriva ai 2.031 metri
della Cabane du Grand Parpaillon dove si apre una valle verde di pascoli
sul cui lato destro si vede la strada che a mezza costa sale al Parpaillon.
Si vedono anche alcuni tornanti e di lì dovrò passare. L'altimetria
di Marzoli mi indica gli ultimi 6 km al 9% e così sarà. Se
per caso c'è un breve tratto al 4-5% state sicuri che subito dopo
c'è una rampetta al 13% così la media si sistema da sola.
Per occupare la testa faccio il gioco dei tornanti che consiste nel tenere
il conto dei tornanti superati e di fissare ad ogni tornante il tornante
successivo come obbiettivo vitale ed irrinunciabile. Sembra
un gioco infantile ma aiuta. In più decido di fotografare tutti i
tornanti che sulla carta risultano essere 7.
Primo tornante dopo una tirata a mezza costa di più di 1 km. Secondo
tornante. Terzo quarto e quinto tornante in rapida successione. Altra lunga
tirata per il sesto tornante ed altrettanto lunga tirata per il settimo,
presidiato da un cane da pastore alla guardi di un gregge di pecore: intuisco
che non gradisce la mia presenza dalla freddezza del suo sguardo e mi allontano
di 100 metrri per fotografare il settimo tornante (mi viene in mente il
Settimo Sigillo di apocalittica e bergmaniana memoria). Da questo punto
mancano poco meno di 3 km con la strada che sale verso un escavatore ben
visibile e poi gira l'angolo. Foese il Parpaillon è proprio dietro
l'angolo, ma la speranza ben presto svanisce: i 2,5 km bisogna farli tutti
fino all'ultimo metro,
Il buco nero del Parpaillon si vede solo alla fine, quando mancano 200 metri.
Sono le 17.00. Foto e riprese filmate, un breve sguardo all'interno del
tunnel dove fa un freddo cane, mi copro bene, casco in testa e inizio la
discesa. Dopo 200 metri incontro i primi ciclisti della giornata che hanno
fatto la salita da la Condamine (altri 3 che provenivano da Embrun li ho
incrociati mentre scendevano). Sono Antonio e Flavio e più sotto
Franco, tutti di Cuneo. Sono saliti in auto a Les Pras e scenderanno ad
Embrun per poi tornare a recuperare l'auto.Ci filmiamo, scambiamo qualche
battuta e poi io proseguo la mia discesa. Arrivato al quinto Tornante incrocio
uno di quei trabiccoli a 4 ruote che fanno un baccano d'inferno e una quantità
indescrivibile di polvere.
Quello si ferma e mi dice laconicamente "Autres quinze" e mi indica
le nuvolette di polvere che salgono dalla dal di sotto. decido di aspettare
e sto fermo 40 minuti a respirare la Polvere del parpaillon: adesso posso
dire di avere il Parpaillon dentro. Passato la sfilata dei trabiccoli rapidamente
arrivo alla Cabane e poi al ponte di Embrun. Breve sosta per far raffreddare
i cerchioni e mi accorgo che il computer della bici è bloccato enon
c'è verso di farlo ripartire - già aveva avuto qualche problema
sul Col de la Croix de Fer la settimana prima, ma aveva subito ripreso a
funzionare. Adesso non c'è verso di farlo ripartire ma ormai l'altimetria
ce l'ho nella testa e nelle gambe. In brede arrivo a La Comdamine. Doccia
veloce e poi su per il Col de Larche, Cuneo; Torino, casale Monferrato ed
eccomi a casa.
Ultima chicca come direbbe Tullio: questa mattina, nello scaricare la bici
dall'auto (ieri ero troppo stanco per farlo) mi accorgo che ho dimenticato
la ruota anteriore a La Condamine. Pazienza. Andrò a riprenderla
quando andrò a togliermi uno dei miei numerosi pallini: il Col de
la Moutière e il vero Col de Restefond.
Piero Rota