Bonette, Vars, Izoard, Galibier
Bonjour et bon courage!! Così la maggior parte dei francesi incontrati sulla mia strada (ciclisti e non) m'incoraggiavano vedendomi passare solitario in sella alla mia bicicletta. Solitario, con la mia MTB, da Cuneo a Susa. Quattro giorni di fatica indescrivibile, storia, sole e naturalmente salita. Già perché un cicloscalatore non può che amare la salita e affrontare la montagna avendo cura di portarle gran rispetto, sempre! La mia avventura inizia un lunedì di metà agosto. Stazione di Cuneo, uno sguardo alla cartina e via verso il colle del Moro, erta breve ma con rampe fino al 19%, successivamente dopo aver scollinato la Madonna del Colletto giungo in valle di Stura da dove avrà inizio il Colle della Lombarda. Lungo la strada che sale al valico, troviamo il bivio che porta al santuario di Sant'Anna di Vinadio famoso per essere il più alto d'Europa, ma anche per "non" aver ospitato un arrivo di tappa del Giro d'Italia. Proseguo per la mia via e raggiungo il confine di stato, che coincide con lo scollinamento, foto di rito e via in discesa verso Isola dove passerò la notte. La bellezza di questi posti e amplificata dal silenzio e dalla tranquillità che sanno offrire le strade pressoché deserte.La mattina successiva mi aspetta il Col della Bonette. Percorro alcuni chilometri di falsopiano in compagnia di un ciclista jugoslavo, gentilissimo, si preoccupa di lasciarmi delle barrette energetiche e alcuni di consigli che si rileveranno molto utili: Questo signore ha percorso la Bonette tre volte in due giorni, come fare a meno dei suoi suggerimenti? Salendo regolare giungo senza grande difficoltà al valico, 2715 metri s.l.m.. Nonostante non vi sia una nuvola, il vento rende fredda la discesa verso Jausiers, da dove s' inerpica la strada che porta sul Col de Vars. Quí le pendenze si fanno più serie e la vista della cima diventa una dolcissima visione.Dopo aver passato la notte a Vars, parto per quella che sarà la giornata più lunga, ma che segnerà per sempre la mia vita "ciclistica". Inizio l'Izoard quasi dispiaciuto per l'aumento del traffico automobilistico, ma è un dispiacere che presto svanisce: in Francia c'è grande rispetto per chi pedala e la presenza delle auto quasi non si fa sentire. Ai piedi della leggendaria "Casse Deserte" mi fermo per una foto e m'inorgoglisce che una "madame" francese di mezza età chieda di farsi fotografare con me accanto alla stele dedicata a Coppi e Bobet. In vetta il museo del Tour de France è chiuso, allora mi lancio in discesa alla volta della mitica Briancon da dove un fastidioso vento contrario mi accompagna fino al Col du Lautaret . Qui inizia il mito, la storia del ciclismo. Stò per scalare il Galibier e quasi non mi sembra vero.Volo gli otto chilometri che mi mancano per giungere ai 2646 s.l.m. del valico. Inutile nascondere che una lacrimuccia di felicità mi è scesa. Mi aspetta l'ultimo giorno, da Valloire a Susa. Discesa dal Télégraphe, poi un lungo falsopiano fino a Lanslebourg e svolta destra verso le rampe del Mont Cenis. Varco il confine, rientro in Italia scendo a Susa per prendere il treno che mi riporterà a casa.Chi ama il ciclismo e le salite non può morire senza aver pedalato su queste vie che sanno di epico, di storia e avventura.

Armati Massimo N° 158