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U.I.C.
sul Sommeiller
Missione compiuta
Domenica
22 agosto, sul pianoro antistante il Rifugio Ambin, al Colle Sommeiller,
le maglie biancoazzurre erano tante e i soci dell'UIC più ancora.
In 25 si sono ritrovati lassù. E' stata una specie di tacito appuntamento,
non codificato, su uno dei valichi più alti che in Europa si possano
raggiungere in bicicletta. La sorpresa è stata appunto questa:
un raduno spontaneo, all'ordine del giorno solo la fatica, il sudore e
l'ebbrezza dei tremila. Senza parole, senza discussioni. Tutto ciò
è stato possibile solo grazie alla "Stella Alpina", una
manifestazione che ogni anno, alla penultima domenica d'agosto, viene
organizza in maniera estremamente informale e spartana per consentire
agli amanti della montagna e della bici d'alta quota di effettuare questa
spettacolare scalata in compagnia, dai 1258 metri di Bardonecchia (piazza
Statuto) fino ai 3.009 metri del Rifugio Ambin al Colle Sommeiller.
Ma veniamo ad una cronaca più dettagliata di questo fine settimana
a Bardonecchia. L'anno scorso, ad un appuntamento sul lago di Candia Canavese,
il mitico Alpino, al secolo Giorgio Rossini, classe 1933, si presenta
con una nuova fiammante mountain-bike marca Piave e annuncia: "E'
la mia bici per il Sommeiller". Da quel momento ogni uscita viene
considerata un allenamento in preparazione alla scalata di questo Moloch
delle Alpi piemontesi. Rossini cerca percorsi su sterrato che in qualche
modo possano allenare adeguatamente i neofiti della MTB per affrontare
poi un così impegnativo percorso. Con il suo entusiasmo, il guru
dell'UIC contagia tanti cicloturisti e randonneurs. Li convince ad affrontare
itinerari mitici come le Creste dell'Assietta e la traversata dal Colle
di Tenda a La Brigue. Due succulenti antipasti in attesa del più
prestigioso piatto forte che era già stato ordinato.
Ci troviamo giovedì 19 agosto a Bardonecchia. Siamo eccitati, come
ragazzini, e passiamo la serata a spiegare e dispiegare carte, a suggerire
i giusti rapporti, a fare e disfare progetti, tra gli sguardi semidivertiti
degli ospiti dell'hotel La Betulla. Venerdì rifiniamo la preparazione
: una salita breve e non impegnativa, quella del Colle della Scala (anzi
Col de l'Echelle, visto che si trova in territorio francese). Il sabato
è dedicato al riposo. In albergo incontriamo Nadia e Walter Lo
Forte, due coniugi di Cinzano (Cuneo), poi arriva anche il bolognese Daniele
Giacomazzi, famoso anche come "l'Arrotino" per i rapporti cortissimi
che usa spingere. Vediamo poi Gianluca Arata, giunto a Bardonecchia con
tutta la famiglia, e con grande piacere il gruppo Corsera con quattro
suoi rappresentanti (Antonio Maiocchi, Luigi Capellani, Simone Bianchi
e Massimo Tumiatai). Più tardi ecco a sorpresa i 4 cicloturisti
di Thonon-les-Bains (il presidente Jean-Luc Houot, Laurent Cassan, Bruno
Jacquard, Pierre Mathieux), tutti tesserati per il club di Giorgio Rossini,
i Cyclos Randonneurs Thononais. Giorgio è felice: con quelli che
arriveranno domattina saremo quasi in venti.
Dopo una tranquilla notte, la domenica mattina sveglia alle ore 5.30.
Il cielo è nitido ma la temperatura è bassa (circa 7°).
Si fa colazione al bar della Stazione assieme a Giacomazzi e Lo Forte.
Ci raggiunge poi anche Ezzelino Zappaterra, venuto con il nuovo socio
UIC Antonio Ferraretto da Rovigo all'una di notte. Partirà più
tardi ma ci raggiungerà durante l'ascesa. Giacomazzi opta per il
tracciato della vecchia decauville, mentre Giorgio, assieme a Walter e
Piero, puntano verso Rochemolles. Nella parte iniziale i muscoli sono
ancora freddi, duri. Il percorso si snoda all'ombra. Pedaliamo in silenzio,
ripassando nella mente l'altimetria e ed i punti salienti che incontreremo
durante l'ascesa.
Dopo Rochemolles, in località San Rocco l'asfalto termina ed inizia
lo sterrato. Si affrontano alcuni ripidi tornanti che conducono alla diga.
Seguono un lungo falsopiano ed un troncone in leggera salita che sovrasta
il lago artificiale. Una coppia di " virages ", una lunga tirata
al fondo del vallone ed eccoci al rifugio Scarfiotti (2149 m). Da sotto
vediamo il muro che, con numerosi tornanti, ci porterà al posto
di ristoro che s'intravede dal basso. Procediamo, ognuno con il proprio
passo, Piero, come di consueto, sempre rigorosamente in coda. Al secondo
tornante vengo raggiunto e sorpassato da una ragazza con la maglia dell'UIC.
" E tu chi sei? " chiedo. " Silvia Negri - mi risponde
-. Sono di Torino, come fai a non riconoscermi ? ". Mica si ferma.
Mi risponde, ma prosegue, sembra un razzo. Ma come fa ? Io, invece, arranco
con fatica. Subito dopo una voce chiede: " Tu sei Piero? ".
" Si, sono io ". E' Fabrizio Godio, un amico di Salitomania
che conosco via internet : possiede un sito aggiornatissimo e ricchissimo,
che è per me fonte inesauribile d'informazioni, una preziosa miniera
da saccheggiare a piene mani.
Breve sosta al rifornimento e poi ancora in marcia, ciascuno sempre col
proprio passo: non bisogna strafare, perché una salita così
lunga ed inesorabile può diventare un calvario alla fine. Supero
tre tornanti e raggiungo un colletto (m. 2582), poi nel pianoro successivo
mi fermo al ponte sul rio Fond (2577 m) per mangiare un panino e scattare
qualche foto. Guardando la discesa, dal colletto, scorgo in arrivo un'altra
maglia biancoazzurra: è quello del torinese Enzo Santa, di Montanaro,
che è accompagnato da tre amici. Un veloce saluto e via verso la
cima. Vengo raggiunto anche da Ezzelino e da Antonio. Mancano poco meno
di 6 km e rimane da superare l'ultimo bastione, che mi condurrà
nei pressi del rifugio Ambin. Il troncone comprende 8 tornanti, la pendenza
media si attesta sul 7-8 %. Il fondo a volte sconnesso è inframmezzato
da un breve segmento in asfalto rovinato. Al quarto tornante incrocio
il gruppo Corsera che sta già scendendo. Mamma via, hanno già
raggiunto la cima. Un breve saluto, una foto-ricordo con loro e riprendo
a salire. Ecco, finalmente, il cartello dell'ultimo chilometro. Sono sfinito,
ma ho tanta volontà ancora, stringo i denti, quota 3000 è
ormai a portata di pedale. Comincio a contare i metri. Ultimo tornante,
ultima interminabile traversa quasi in piano, poi ecco finalmente l'agognata
metà. E' un sogno che si avverà, il cielo è lì,
lo vedo, lo tocco. Giorgio, Walter, Enzo e Daniele mi accolgono all'interno
del Rifugio Ambin. Il paesaggio è decisamente tipico dell'alta
montagna. Spoglio, rude, ma tanto affascinante, addolcito dallo straordinario
laghetto. C'è il ghiacciaio ai margini del piazzale, un ghiacciaio
triste, ormai grigio, ricoperto da detriti morenici, rigato da crepe,
i seracchi sono simili alle branchie di uno squalo. C'è un vento
gelido e sferzante che ti fa ricordare che sei in alto, molto in alto.
Qui, signori, sono 3000 metri.
Altri incontri e sorprese. C'è anche il Grande Vecchio. Già
è più vecchio persino di me, una leggenda. Il comasco Giovanni
Guffanti, autentico decano dell'UIC, classe 1929, eroica ed ingualcibile
bandiera, un grande esempio per i giovani e per tutti coloro che sognano,
sperano e vogliono arrivare in alto, sempre più in alto. Guffanti
ha toccato i 3000 a 75 anni. E augura a tantissimi altri di ripetere la
sua impresa. Sul Sommeiller c'è anche Massimo Peverada, che con
le sue appassionate descrizioni dei più begli itinerari per mountain-bike,
mi ha spinto di prepotenza sui più alti sterrati sassosi delle
Alpi. Non va dimenticato poi Mauro Timon, l'encomiabile organizzatore
della "Stella Alpina", cui va il mio ringraziamento per aver
creato l'occasione per quest'indimenticabile giornata. Poi tanti altri,
che magari conosco ma di cui non conosco i nomi, altri che non conosco
proprio ma che sono stati ammirevoli e piacevoli compagni di fatica. Con
loro, con tutti, ho condiviso sulle aspre pendici del Sommeiller le fatiche
e le gioie. Con loro ho sostenuto un ultimo sforzo per percorrere la brevissima
salita che conduce sino al Colle Sommelier Est. Poi, tornando al Rifugio,
Giorgio m'indica alla base della strada un segno ed un numero: 3.009.
E' l'altitudine del Rifugio Ambin, recentemente misurata dagli Alpini.
Mi piacerebbe star qui, non vorrei scendere, non vorrei abbandonare questo
straordinario gigante delle Alpi, ma il pomeriggio avanza e con un po'
di magone sono costretto a separarmi dall'adorato Sommeiller. In fase
di rientro, ultima sosta a Rochemolles per ripulirci la ... gola dalla
polvere e poi giù, senza freni o quasi, lungo il riposante nastro
d'asfalto che ci riporta a Bardonecchia.
Forse mi sono lasciato prendere la mano nel descrivere a tinte forti questa
giornata ma mi dovete perdonare, amici, perché ho finalmente avuto
la conferma che andare in bicicletta sulle montagne dà ineguagliabili
e irrefrenabili emozioni. Poi pedalare in quota vuol dire avere tanti
amici, tanti amici con i quali condividere i momenti più belli,
la gioia e la fatica, il sudore e la commozione, la conquista e la sconfitta.
Grazie montagne, grazie bicicletta, grazie amici!
Piero
Rota N° 95 - Candia Lomellina (PV)
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U.I.C.
au Sommeiller
Mission accomplie
Dimanche
22 août, devant le refuge Ambin, au Colle Sommeiller, les maillots
bleu et blanc étaient nombreux et plus nombreux encore les membres
de l'UIC. Ils étaient 24 à s'être donné là-haut
un rendez-vous tacite, non prémédité, sur l'un des
cols les plus élevés que l'on puisse, en Europe, atteindre
en pédalant. La surprise était donc un " Raduno "
spontané où à l'ordre du jour figurait seulement
fatigue, sueur et surtout la griserie des trois mille mètres, sans
paroles ni discours.
A l'origine de tout cela, la " Stella Alpina " qui, chaque année,
l'avant-dernier dimanche d'août, organise de manière informelle
ce rendez-vous pour les amoureux de la montagne et du vélo d'altitude,
des 1258 mètres de (Place Statuto) à Bardonecchia jusqu'au
3009 mètres du Refuge Ambin au Colle Sommeiller.
Mais venons en à la chronique détaillée de ce week-end
à Bardonecchia.
L'an dernier, lors d'une rencontre au lac de Candia Canavese, l'Alpino,
notre mythique secrétaire, s'y présente avec un VTT flambant-neuf,
de marque Piave, et nous annonce: voici mon nouveau vélo pour le
Sommeiller ! Depuis, toute sortie est devenue un entraînement en
vue du Sommeiller, cherchant des parcours muletiers qui puissent en quelque
façon préparer des néophytes du VTT à un parcours
aussi exigeant. Son enthousiasme nous a tous contaminé et nous
voici à affronter des parcours mythiques comme les crêtes
de l'Assietta et la traversée du Col de Tende à la Brigue,
via Tanarello, sur des routes que nous considérons comme un hors
d'uvre avant le met plus consistant et savoureux que nous avons
commandé.
Le jeudi 19 août, nous nous trouvons à Bardonecchia, excités
comme des gamins et nous passons la soirée à consulter les
cartes et faire des projets sous l'il amusé des hôtes
de l'Hôtel La Betulla.
Vendredi, dernière touche à la préparation avec la
courte montée au Colle della Scala (ou col de l'Echelle, puisqu'il
est en territoire français).
Qui n'a jamais pédalé en compagnie de Georges ne sait ce
que veut dire pédaler à côté d'une casserole
de haricots en ébullition, une suite de rouspétances contre
tout et contre tous, manière toute personnelle d'exprimer un grand
amusement et une profonde satisfaction intime.
(Note du traducteur : description tout à fait exacte, confirmée
lors d'une ascension du Nivolet à côté de Georges).
Et bien au Colle della Scala, Georges a donné le meilleur de lui-même
quand quelques centaines de mètres après deux courts tunnels,
là où toutes les cartes indiquent le Colle della Scala,
il a vu un panneau " col de l'Echelle 2 km " (l'altimètre
indique 1770m). Ciel ouvre-toi ! Ils jouent avec les panneaux ! Les cols
sont une chose sérieuse ! Sans doute ont-ils confondu le "
mauvais pas " deux km plus loin avec le " col de l'Echelle "
? Et d'expliquer à la dizaine de cyclos présents, tous italiens,
que nous sommes au vrai "Col de l'Echelle". En allant vérifier
: 2km plus bas, sur un faux-plat, nous trouvons le panneau " col
de l'Echelle alt.1762m "(ici l'altimètre indique un peu moins
de 1700m), l'échange de panneaux est donc évident. Négligeant
le reste des commentaires de Georges, nous reprenons la route de Bardonecchia
avec un arrêt à Melezet où je connais un bon restaurant,
la Ciaburna, nous y prenons un repas spartiate, adapté à
des athlètes cyclistes.
Samedi, repos. A l'hôtel arrivent Nadia Kozjek et Walter Lo Forte
de Cinzano puis Daniele Giacomazzi de Bologne, puis Gianluca Arata avec
toute sa famille, nous accueillons ensuite le groupe Corsera de Milan
(Antonio Maiocchi, Luigi Cappellani, Simone Bianchi e Massimo Tuminia)
et plus tard quatre Cyclos Randonneurs Thononais (le club de Georges)
avec le président Jean-Luc Houot , Laurent Cassan, Bruno Jacquard
et Pierre Mathieux. Georges est heureux, avec les derniers arrivants de
demain matin, nous serons presque vingt.
Dimanche matin, réveil à 5h30, beau temps mais frisquet
(environ 7°C). Déjeuner au buffet de la gare avec Daniele et
Walter, arrive Ezzelino Zappaterra, parti, avec le nouvel inscrit à
l'UIC Antonio Ferraretto, dès une heure du matin, de Rovigo ; il
partira plus tard et nous rejoindra en route. Daniele opte pour l'itinéraire
de la vieille Decauville tandis que nous (Georges, Walter et Piero) montons
par Rochemolles. Débuts durs, les muscles sont froids, la route
est encore à l'ombre et nous grimpons en silence repassant mentalement
le profil et les points caractéristiques que nous rencontrerons
en chemin.
Tout à coup, nous nous trouvons à Rochemolles, et à
San Rocco, où se termine le goudron et débute le chemin
non revêtu qui nous nous conduit par des lacets rapides, d'abord
au barrage puis à un long faux-plat qui surplombe le lac de retenue.
Quelques lacets, une longue tirée au fond du vallon et nous voici
au refuge Scarfiotti (2.149 m). D'en bas, nous voyons, un mur avec ses
nombreux lacets qui nous porteront à un ravito que l'on entrevoit.
En marche, chacun à sa vitesse, Piero, comme d'habitude, rigoureusement
en queue.
Parenthèse : pourquoi suis-je toujours le dernier ? Pour ceux qui
ne me connaissent pas, je veux expliquer, qu'en vélo, je ne pars
jamais seul mais emmène toujours avec moi trois amis inséparables
qui ne me quittent pas un instant, les kilos, les ans et les cigarettes,
cela fait beaucoup et comme tous les trois sont très pesants, je
me dois de ralentir pour les attendre ! Fermons la parenthèse.
Au deuxième virage : je suis dépassé par une nana
vêtue du maillot UIC. Oh! Qui es-tu ? Silvia Negri de Turin me répond-t-elle
en s'en allant comme une fusée là où je me hisse
et ahane avec fatigue. A peine plus tard, une voix : es-tu Piero ? Oui,
c'est moi. C'est Fabrizio Godio de Salitomania que je connais via Internet,
auteur d'un site, pour moi source inépuisable d'informations et
mine précieuse que je pille à pleines mains. Dix minutes
plus tard, autre cri derrière moi c'est Liliane Busarello (une
belge avec l'accent enchanteur du Trentino) et Aldo Deru connus au Monte
Baldo.
Courte halte au ravito et puis en route, toujours chacun à son
pas, après trois lacets, je passe le Colletto (2582 m) et je m'arrête
sur le pont du Rio Fond (2577 m) pour manger un bout et prendre quelques
photos. Dans la courte descente du Colletto, j'aperçois un autre
maillot blanc et bleu c'est Enzo Santa de Montanaro (TO) en compagnie
de Mario Birolo et de Gabriele Dani. Bonjour et en route. Me rejoignent
encore Ezzelino et Antonio. Il reste un peu moins de 6 km pour surmonter
le dernier bastion qui me portera au refuge Ambin, encore huit lacets,
pente moyenne 7-8%, chemin en mauvais état entrecoupé d'une
courte portion de bitume abîmé. Au quatrième lacet,
je croise le groupe Corsera qui redescend. Photo, bien sur et, reprise
de l'ascension. Finalement un panneau " dernier km " et je commence
à compter les mètres ! Dernière traversée
presque à plat et Georges, Walter, Enzo et Daniele m'accueillent
au refuge Ambin. Vrai paysage de haute montagne : le lac, le glacier,
à cette époque tout gris, recouvert de détritus morainiques,
strié de crevasses et de séracs semblables au branchies
d'un requin et le vent glacial et coupant qui te confirme que tu es haut,
très haut.
Ici d'autres rencontres et surprises: le légendaire Giovanni Guffanti,
doyen de l'UIC, (il est né en 1929), symbole et espoir pour tous
ceux, qui espère arriver comme lui ici, aussi haut, à cet
age; Pierre Le Franc, arrivé de Bretagne pour nous rejoindre au
Sommeiller, Massimo Peverada, dont les descriptions passionnées
des plus beaux parcours en VTT m'ont amené sur ces muletiers pierreux
de haute montagne ; Mauro Timon organisateur de la "Stella Alpina"
que je remercie pour nous avoir créer l'occasion de cette magnifique
journée ; et tant d'autres inconnus avec qui j'ai partagé
joie et fatigue de cette interminable et fascinante montée.
Dernier effort pour parcourir la dernière rampe qui porte au col
du Sommeiller puis retour au refuge où Georges me montre un signe
et un nombre : 3.009, c'est l'altitude du refuge Ambin récemment
mesurée par les " Alpini " (chasseurs alpins italiens)
Nous voudrions ne jamais descendre, mais il est 15 heures et, bons derniers,
nous abandonnons le Sommeiller. Dernière halte à Rochemolles,
pour nous rincer la gorge de la poussière et puis sans freiner
ou presque, l'asphalte reposante nous ramène à Bardonecchia.
Peut-être, je me suis laissé entraîner un peu loin
en décrivant cette journée, mais vous devez m'excuser car
j'ai finalement compris qu'appartenir à l'UIC signifie avant tout
avoir des amis, beaucoup d'amis, avec qui partager les plus beaux moments
qu'un amoureux du vélo en montagne puisse espérer.
Piero
Rota N° 95 - Candia Lomellina (PV)
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