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STRADE
MILITARI
Un
patrimonio da valorizzare
Le
strade: vie di comunicazione, percorsi diventati negli anni sempre più
importanti o abbandonati, a seconda delle necessità dell'uomo.
Abbiamo costruito strade per viaggiare, per lavorare, per raggiungere
mete. Le strade sono diventate autostrade oppure sentieri; sono cresciute
d'importanza o diminuite col passare del tempo e con l'evolversi delle
tecnologie. Si pensi all'enorme importanza che ha avuto l'ingegner Sommeiller
nella storia dell'evoluzione delle strade: l'invenzione nell'800 del sistema
di trivellazione che consente, grazie anche alla dinamite, la realizzazione
di tunnel ad una velocità impressionante.
Con il passare del tempo e grazie alle nuove tecnologie le strade sono
cambiate e sulle nostre montagne ci siamo trovati improvvisamente con
una quantità infinita di strade "inutili": 400 km di
magnifiche strade militari, per lo più costruite in opera d'arte,
con la pavimentazione in pietra posata a mano e con muri a secco fantastici.
Una grande immensa opera d'arte mantenuta essenzialmente dalla buona volontà
di amministratori locali con un contributo purtroppo insufficiente degli
enti superiori.
In Piemonte, negli anni '90, si aveva realizzata una delibera che andava
nella direzione di stimolare la nascita dei consorzi per la gestione e
la manutenzione di queste strade. Forse andrebbe ripresa, magari aggiornata
e messa in funzione. Peró questo non sarà sufficiente in
mancanza di una riflessione su come utilizzare questo immenso patrimonio
che potrebbe diventare un'attrazione turistica. Ma allora, dove stava
il problema?
Ci sono centinaia di km. di strade non attrezzate per lo più frequentate
da motociclette e fuori strada e questo sembra bastare. Ma credo che chi
va in montagna per stare bene e respirare aria pura, non venga neanche
lontanamente sfiorato dal desiderio di intraprendere una gita su una strada
bianca, seppur meravigliosa, dove bastano pochissime moto per impolverare
lui e l'ambiente circostante in continuazione.
E chi non crede a questo, basta che si affacci una volta, in una giornata
di sole, sulla meravigliosa strada dell'Assietta o sui bellissimi percorsi
del Sommeiller o del Pramand. I mezzi a motore e le strade bianche sono
inconciliabili tra loro. Una strada bianca con mezzi a motore non sarà
mai frequentata da mountain bike, bici o pedoni. Si badi bene, qualcuno
potrebbe dire che anche i motociclisti sono dei turisti e ci mancherebbe
altro.
Bisogna quindi cominciare a favorire progetti alternativi. Chi va in montagna
con uno zaino ed il semplice ausilio delle sue gambe, oltre alle strade
ha bisogno di rifugi, posti tappa, luoghi accoglienti, attrezzati e bene
gestiti e fare questo significa creare lavoro, significa che la bergeria
e l'agriturismo possono diventare dei posti tappa molto funzionali, gestiti
da amici della montagna che possono trarre dall'attività di transito
piccoli e vitali utili.
Le strade di montagna, quindi non viste come percorsi militari di vecchie
conquiste ma come percorsi turistico-sportivi frequentati da gente che
ama la natura, l'ambiente e che per raggiungere le cime e questi luoghi
è disposto anche a faticare.
Come è avvenuto in altre nazioni, le meravigliose montagne potrebbero
attrarre ed accontentare quel turismo praticante lo sport della bicicletta
che rappresenta milioni di esseri umani già nella sola Europa.
Peró bisogna essere attrezzati e soprattutto non si può
più aspettare che le cose avvengano in modo spontaneo.
Altre zone d'Europa molto meno importanti di quelle piemontesi hanno creato
intorno a queste risorse, prodotti turistici semplici e poco costosi e,
si badi bene non dispongono di questa straordinaria struttura che i nostri
predecessori ci hanno lasciato: 400 km di strade in opera d'arte.
Luigi Chabrera, dal giornale Montagne Oloimpiche
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