In
un capriccioso Ferragosto, decidiamo di fare una "passeggiata"
al Monte Nerone 1525 m con lo scopo principale d'ispezionare tragitto
e difficoltà per un'escursione ciclistica sul posto.
L'andata è per la SS 257 di Bocca Serriola. Giunti ad Apecchio
si svolta a destra dopo circa 4,6 km in direzione Serravalle di Carda.
Una salita apripista, medio facile, ma lunga; dopo quasi 8,3 km si svolta
a sinistra e s'inizia l'ascesa al monte. Suggestiva salita, con pendenze
medie dell'8% circa, rampe spettacolari che danno sul nulla. L'asfalto
in alcuni tratti è stato rifatto, mentre in altri non è
affatto in buone condizioni. Lungo la strada bovini paciosi al pascolo,
solitari o in gruppo, mentre la vegetazione lascia man mano il posto
a prati sconfinati e a pietre. Alla vetta una fitta ed insolita nebbia
copriva la vista e le antenne che, di tanto in tanto, spuntavano come
tiranni minacciosi. Le nubi mescolate alla nebbia coprivano a tratti
il cielo e la strada, per poi venir spazzate via da un forte vento freddo,
lasciando spazio ad una suprema vista sull'alta valle del Metauro. Di
tanto in tanto, mandrie di bovini sbucavano dal nulla silenziosi, avanzando
lungo sentieri erti e spogli.
Decidiamo di ridiscendere la vetta passando per la strada che sale dal
Piobbico. Si dice che Marco Pantani la facesse qualche volta per allenarsi,
in salita però. E si dice anche tra i ciclisti che proprio quella
là fosse una delle cinque salite più dure d'Italia. Siamo
curiosi di farla. Appena qualche tornante e rimaniamo affascinati e
sbigottiti. E' una salita fuori da qualsiasi dimensione, lontana anche
da se stessa. Rampe vertiginose, in certi passaggi con forti pendenze
del 12-15 %, costeggiano altissimi faraglioni di roccia senza vegetazione,
né fauna alcuna. Ci pare di vedere Pantani che scatta e ci sorride.
Ma dopo il sogno e la poesia un pizzico di amarezza ci affiora nell'animo
vedendo purtroppo le terribili condizioni in cui versa il manto stradale.
In realtà, quella strada che collega Piobbico al Nerone è
stata abbandonata a se stessa, all'incuria umana e della natura arcigna.
Ci sono buche enormi disseminate su entrambi i fianchi della carreggiata,
sassi riottosi lungo i margini, cartelli stradali incomprensibili rovinati
dalla ruggine e dal cattivo tempo. Sconcertante. Ci chiediamo infatti
a chi possa interessare questa strada. Fuori da ogni via di comunicazione,
dal turismo, dal denaro, dagli interessi economici o politici. Tra pochi
anni senza alcun intervento, la natura inghiottirà la strada
che tornerà ad essere quell'anonima strada di transumanza e di
solitudine. Alla fine della lunga discesa, quasi a ridosso di Piobbico
nemmeno un anonimo cartello sta ad indicare il Monte Nerone, lontano
e inaccessibile anche al pensiero. Dispiace vedere tanta incuria e abbandono.
Rattrista enormemente.
La Montagna è il nostro patrimonio, è fonte di vita. La
montagna è amica, sorella, amante e madre amorevole. E' presenza
costante, immobile e rassicurante. Attraverso di essa l'uomo ritrova
se stesso e le sue radici più profonde. Occupiamocene e amiamola,
per poter ancora godere di tanta ricchezza.
Monia Mariani N° 244 - San Sepolcro (AR)