Le creste Oserot-Fauniera

Leggendo due anni fa, la descrizione che Carlo Colombo faceva del Vallone del Preit e dell'omonimo passo e vedendo alcune sue foto, avevo pensato che prima o poi noi ci saremmo andati.
Infatti, quando si tratta di organizzare una gita a quattro, per ritrovare le sensazioni dello scorso anno sulle Creste dell'Assietta ho capito che il Preit e l'altopiano della Gardetta erano il terreno ideale, sopratutto mi piaceva l'idea di pernottare in rifugio,riassaporando dopo tanti anni quelle sensazioni che solo la montagna sa dare.
Controlli meteo accurati, un rapido giro di telefonate e Piero, Aurelio, Luca e Giorgio si ritrovano la sera di ferragosto, a "bagolare" su un tavolaccio della Locanda Occitana Ceaglio di Vernetti in Valle Maira, studiando e interpretando sulle carte, a scala ridotta, quello che ci aspetta il giorno dopo e prendiamo una decisione fondamentale: niente orologi, niente tempi da rispettare, solo bici, montagna e tutto quello che di buono e bello ci può venire da due giorni passati in alto tra amici.
Come da programma, la mattina seguente, dopo la rituale foto della partenza, affrontiamo con le nostre "superleggere" MTB, la lunga e dura salita recentemente asfaltata che ci porterà dai 1200 metri di Vernetti, al Colle del Preit 2083 m che ci gratifica con delle punte di 20-21% nei due ultimi chilometri. Breve sosta "spuntino" e ricuperate un po' le nostre forze, riprendiamo, su strada bianca, il nostro salire di avvicinamento al Rifugio Gardetta 2133 metri. Dopo le formalità di pernottamento, riprendiamo, delestati dei nostri zainetti, la salita verso i 2437 metri del Passo Gardetta. La giornata é splendida, il cielo é limpido, il paesaggio di alta montagna é maestoso, fanno che Aurelio e Luca non contenti, decidono di salire più in alto verso 2620 metri del Passo di Rocca Brancia, mentre Piero e Giorgio li attenderanno sul Passo Gardetta per la rituale foto e insieme fare ritorno al Rifugio.
La scelta di dormire al rifugio si rivelerà particolarmente azzeccata, in quanto ci permetterà, oltre a sperimentare l'emozione di dormire per la prima volta sul tavolato, anche di poter distribuire meglio le forze e potere affrontare più tranquillamente i numerosi valichi previsti per il giorno dopo. Un paio d'ore di relax, tra i verdi prati circostanti, le mucche al pascolo e le marmotte che giocavano rumorosamente tra loro rotolandosi per i pendii antistanti il Rifugio, cena a base di ottimi e abbondanti spaghetti e poi tutti a dormire sul "tavolato" (con materassi ovviamente).
Durante la notte, ascoltando il vento, faccio una straordinaria scoperta: Giorgio non russa, e si che di solito il suo russare é simile al rumore di cento taglialegna che abbattono la foresta amazzonica! Verso le cinque, apro la finestra per sentire il vento in faccia e vedo il prato punteggiato di massi bianchi: strano, si vede che non eravamo venuti da questo lato del Rifugio. Poi un masso si anima, sbuffa e comincia a brucare l'erba; nel giro di mezz'ora tutti i massi d'incanto si sono trasformati in tranquille mucche al pascolo in attesa dei primi raggi di sole.
Sveglia per tutti, é il giorno dei 72 anni di Giorgio, abbondante prima colazione e di nuovo in sella per le bianche strade su e giù attraverso le creste, con intermedi ad attendere Piero che con la scusa di fare delle belle foto coglie l'occasione per la solita pausa "sigaretta"! Il nostro "lento andare", sempre dominato dall'imponente sagoma della Rocca Meja che cambia continuamente aspetto e profilo al cambiare della nostra posizione, si effettua con ricognizioni accurate e puntigliose di tutti i valichi, compresi quelli che richiedono una deviazione dalla strada principale: breve per il Colle di Salsas Blancias, più lunga per il Colle del Mulo e il Colle d'Acconcia, che ci gratificano di bellissime vedute su tutto l'anfiteatro dell'altopiano che solo da quelle altezze si possono godere
Poi l'asfalto ritrovato in prossimità del Colle Valcavera 2416 metri, seguire sulle rampe del Colle dei Morti, con viva emozione, le orme del grandissimo Marco e sboccare sul valico, che tutti chiamano erroneamente Colle Fauniera. Reso un doveroso omaggio alla statua del "Pirata" ci tuffiamo in discesa verso il Colle Vallonetto e il Colle d'Esischie e dopo una ventina di km (con intermezzi di doppia foratura di Piero) ci ritroviamo comodamente seduti al solito "tavolaccio" e brindare con birra e salame a volontà all'impresa compiuta.
Dove andremo la prossima volta? Piero, pensaci tu. Noi siamo Pronti.
Piero Rota N° 95 - Aurelio Battiston N° 118 - Luca Maretti N°119 - Giorgio Rossini N° 8
Foto: I magnifici qauttro: Giorgio, Piero, Luca e Aurelio sul Colle del Mulo 2527 m.