Il
Monte Bondone, 1655 m, è la montagna di Trento. E' considerata
la 37° salita d'Italia, per dislivello e pendenza. Ha una lunghezza
di 21,5 km, con un dislivello di 1461 metri ed una pendenza media di
6,79%.
Si parte da Trento, quota 194 metri e dopo 7 km. si giunge al paese
di Sardagna. La salita è di media difficoltà ma impegnativa.
Al km 12, si arriva a Candriai 1025 m, mi fermo solo un istante per
ristorarmi. Il paesaggio è bellissimo. Un silenzio estremo regna
assoluto sul mondo. Fa quasi paura. Ti obbliga a pensare. Ma il pensiero
è distolto dal rumore impercettibile dei pedali della mia bicicletta
da corsa in salita e, da quello della catena che, con la tripla corona
inserita fa un po' di scricchiolio. A Vaneze 1282 m, la stanchezza inizia
a farsi sentire. Il paesaggio è molto diverso. Uno scoiattolo
da un ramo scodinzola e mi guarda. Un signore fermo sul ciglio della
strada mi dice in marcato accento trentino: l'è dura, eh ?! Gli
rispondo di no, ma che è lunga, e proseguo mentre lui mi augura
buona pedalata. Faticosa la salita, forse anche perché la stanchezza
si fa sentire. Siamo al 15° km, ancora alcuni tornanti e s'incontra
il paese di Norge 1400 m. Al 16° km un mountain biker mi sorpassa,
senza salutare. Pazienza, a volte con la fatica l'educazione si dimentica.
Sono emozionata, pochi chilometri e sarò al valico. Al 19,5°
km come un miraggio Vason a quota 1650 metri si apre imponente davanti
ai miei occhi. Ce l'ho fatta, ringrazio il Lampo (la mia bicicletta)
ed esulto. Chiamo il mio babbo e il mio ragazzo: sono in cima! Fa un
gran freddo. Il cielo è semicoperto da nubi grigiastre ed un
gelido vento autunnale spazza via i miei pensieri. Trovo anche il tempo
di fare alcune foto. Purtroppo, non c'è anima viva, mi devo arrangiare.
Sistemo la bici sotto al cartello di Vason e a quello del valico, poco
più avanti, e scatto. Cima Palon dai suoi 2090 metri sovrana
e distante, guarda il mondo.
Avevo portato con me una collana con una croce di legno ricordo della
Porziuncola di Assisi. Volevo donarla alla Madonna di Vason, nella piccola
chiesetta di legno, immersa tra altissimi alberi e alla loro infinita
quiete. Purtroppo, la porta della chiesa è chiusa. Cosi sistemo
la croce sulla maniglia, chi verrà ad aprire la troverà.
Mi gusto la pace del luogo, incredibilmente deserto. Né una macchina,
né una moto, nessuno. Solo quiete e silenzio. Solo il vento che
distratto soffia su quella pace infinita e su di me, incredula. Mi emoziono
ricordando gli eroi del ciclismo che sono stati fin quassù.
Il lussemburghese Charly Gaul, scalatore fortissimo, nel '56 vinse il
Giro d'Italia nella mitica tappa Trento - Monte Bondone: 242 chilometri
di tragedia sotto pioggia e neve nel finale. Pasquale Fornara, in rosa,
andò in crisi al punto che il suo direttore sportivo, Giumanini,
lo costrinse al ritiro perché, diceva lo amava come un figlio
e non voleva vederlo soffrire così. Partirono in 87 arrivarono
in 41. Gaul all'arrivo dovette stare più di un'ora immerso in
una vasca di acqua calda prima di poter dire qualche parola.
Il Monte Bondone è una salita che resta dentro l'animo. Ogni
rampa apre un mondo sconosciuto, sospeso in un lasso di tempo astratto
e irrazionale. Non è necessario essere ciclisti per amarla, il
Bondone è il regno di chiunque ami la solitudine e la natura,
fulgida e incontaminata. Un luogo, che nella mia mente avevo già
sognato.
E' ora di rientrare. La discesa è ripida, occorre prudenza. La
faccio con calma, fermandomi anche per qualche foto ricordo. E' freddissimo.
Fino a Vaneze e, anche dopo, avevo le mani un pò congelate, anche
con i guanti, e facevano un po' male frenando. Finalmente il sole di
nuovo riappare a riscaldarmi poco prima di Sardagna.
Scendendo mi sento stordita come ubriaca, come se i miei sensi fossero
appannati e distanti. Come catapultata in un'altra dimensione. Penso
per il freddo e la stanchezza ma, soprattutto, per la solitudine incontrata
e vissuta, lungo la salita e dopo. Una solitudine che estranea e appaga.
E' stato incredibilmente bello scalare il Monte Bondone con la mia bicicletta,
emozionante e unico, proprio come pensavo che fosse. Tornerò
sicuramente un giorno, di nuovo, a cavalcare quelle nere dune, sospese
nel silenzio.
Monia Mariani N° 244 - San Sepolcro (AR)