Località
di partenza e arrivo:: Gravedona 201 m
Percorso:: Gravedona - Dongo - Germàsino - Garzeno - Bocchetta
di Germàsino - Bocchetta o Passo del Giovo - Passo S. Jorio -
Dongo - Gravedona
Lunghezza: km 63 circa
Dislivello: 1820 metri, circa
Dati della salita (nell'ordine): 15 km su asfalto al 6,9% medio,
10 km su sterrato al 5% medio, 2,5 km su sterrato al 12% medio
Stato del manto stradale: Piuttosto buono nel tratto asfaltato,
buono nel tratto sterrato fino alla bocchetta del Giovo, successivamente
sconnesso e impegnativo per la presenza di ciottolato e per le pendenze
severe; noterete nei tratti più impegnativi che per facilitare
la scalata il manto è stato cementato con inclusione di rocce.
Eventuali suggerimenti per la visita: Accertarsi che non vi siano
interruzioni sul percorso e che le condizioni meteo siano buone e stabili.
Come arrivarci: Da Milano si percorre la superstrada SS36 "Nuova
Valassina" fino alla sua conclusione, quindi si prosegue verso
Chiavenna per circa 1 km poi si svolta a sinistra seguendo le indicazioni
per Menaggio costeggiando le infrastrutture di TELESPAZIO riconoscibili
per le grandi antenne paraboliche. Superato il ponte del fiume Mera
si svolta a sinistra e dopo 9 km si giunge a Gravedona, nostra base
di partenza.
Data della ricognizione: 15 Ottobre 2005, in occasione della
"classica delle foglie morte" cioè del Giro di Lombardia
Il giro nel dettaglio
Pedalando nel comasco capita di imbattersi nella storia d'Italia: Dongo
porta le ferite dovute all'epilogo della seconda guerra mondiale. La
splendida panoramica sulla Valtellina stempera i ricordi e accresce
lo stupore. Questo è l'intero tragitto proposto in queste righe.
I luoghi portano il marchio del secondo conflitto mondiale: qui furono
riconosciuti e giustiziati Benito Mussolini e Claretta Petacci, la sua
amante, mentre tentavano di fuggire a ben due insuccessi: la caduta
del regime fascista (1943) e la disfatta della repubblica sociale italiana
- la repubblica di Salò (1945). Il percorso però lascia
presto alle spalle queste tristi vicende per proseguire su comoda carrareccia,
a mezza costa, lungo la valle di San Jorio passando per bellissimi boschi
e radure. Dal passo San Jorio, meta dell'itinerario, si gode una stupenda
vista sulla Valtellina, l'adiacente catena del Pizzo
di Gino, il lago di Lugano, Locarno e l'alto lago Maggiore e sulle Alpi
dal Monte Rosa a tutto il gruppo del Mischabel, Wiessmies e Fletschhorn.
Dopo il trasferimento in auto da Milano a Gravedona in circa un'oretta
percorrendo la comoda superstrada "Nuova Valassina", parcheggiamo
a Gravedona, graziosa cittadina dell'alto Lario. La giornata si presenta
ottima, non molto calda, la temperatura è ideale per affrontare
questa impegnativa salita resa più ardua dai 12 km finali sterrati.
Dopo aver bevuto l'ormai immancabile caffè partiamo dunque secondo
la nostra tabella di marcia alla volta di Dongo che dista non più
di 2.5 km percorrendo la statale "Regina". Questi pochi km
servono solo per acclimatarsi con la temperatura frizzantina, quindi
decidiamo di comune accordo di affrontare la salita ad andatura cicloturistica
anche per godere appieno le belle vedute sul lago e sui monti circostanti.
Da Dongo (alt. 208 m), in prossimità della Chiesetta dei Frati
si imbocca, sulla destra, la strada provinciale che attraversa nell'ordine
gli abitati di Stazzona, Germàsino e Garzeno godendo tra l'altro
del lo scarso traffico veicolare. Solo un po' di attenzione va posta
nell'attraversamento di Germàsino a causa di un paio di strettoie
abbastanza pericolose. Purtroppo si sa ormai gli automobilisti che suonano
prima di affrontare una curva cieca sono diventati rarissimi, quindi
prudenza. Nell'abitato di Garzeno (alt. 662 m) si trova ben visibile
all'altezza di un tornante a destra, la deviazione verso S. Anna e la
Bocchetta di Germasino. Due cartelli turistici (quelli a fondo marrone)
indicano chiaramente i passi Giovo e San Jorio; dopo altri 300 metri
altro tornante questa volta a sinistra dove seguendo le indicazioni
teniamo la destra proseguendo diritti. La strada carrozzabile sale a
larghi tornanti lungo i fianchi della montagna. I boschi di castagni
si susseguono senza interruzione ed in alcuni casi è piacevole
fare slalom tra gruppi di ricci di castagno ormai svuotati del gustoso
frutto. Superata la località S. Anna, si aggira il costone del
Monte Cortafon e si perviene alla Bocchetta di Germàsino a quota
1.239 metri, tra la Val Dongana e la valle di San Jorio. Da qui in poi
inizia una lunga sterrata di circa 10 km piuttosto facile e dal fondo
in ottime condizioni; questa carrareccia a mezza costa, nel bosco, passa
per belle radure ove sorgono gli alpeggi di Brunedo, Mottafoiada e Basciarino.
Superata Motta Larici (alt. 1.400 m), ci si alza con qualche tornante
verso la cresta del motto di Paraone, si esce dal bosco e si raggiunge
la Mutata Ardalla. Da qui si prosegue sempre in costa per poi giungere
al valico del Giovo e al omonimo rifugio (alt. 1.714 m); il rifugio
del C.A.I. di Dongo, tel. 0344/81695, è incustodito. Dal rifugio
il Giovo si prende la strada militare sul versante della valle di S.Jorio
che si alza gradatamente a mezza costa fra i pascoli obbligandoci ad
usare tutti i rapporti a nostra disposizione a causa dell'elevata pendenza
sempre abbondantemente sopra il 10% e per il fondo sconnesso per le
pietre, passando a monte dell'Alpe di Possolo. Si raggiunge un edificio,
un tempo adibito a caserma adesso a rifugio - aperto dal 20/6 al 30/9
tutti i giorni - ottobre Sabato e Domenica, e il vicino Passo di San
Jorio 2.014 m sul confine italo-svizzero. Da qui a piedi si può
in breve salire sul versante italiano del valico dove sorge la cappelletta
dedicata a San Jorio. La vista scorre a 360° da una parte verso
l'alto Lario da cui siamo saliti, verso la Valtellina e i monti Legnone
e Legnoncino. Dalla parte opposta invece la vista spazia sul il lago
di Lugano, Locarno e l'alto lago Maggiore e sulle Alpi dal Monte Rosa
a tutto il gruppo del Mischabel, Wiessmies e Fletschhorn. Scendiamo
al rifugio e caliamo le nostre bocche fameliche su un abbondante piatto
di fumanti pizzoccheri (tipico piatto della zona e della Valtellina);
la giornata è talmente mite che a 2000 metri riesco a stare in
maglietta estiva.
Dopo esserci ristorati rientriamo al passo del Giovo e da qui ripercorriamo
la strada percorsa all'andata divertendoci in un'emozionante discesa
a rotta di collo su sterrato. Chi invece volesse cimentarsi in qualcosa
di più tecnico, dal passo del Giovo tiene la destra e per carrareccia
più impegnativa ma al tempo stesso più panoramica e totalmente
esposta al sole, può rientrare a Garzeno e da qui su asfalto
ridiscendere a Dongo e fare ritorno a Gravedona.
Carlo Colombo N° 24 - Sesto San Giovanni (MI)