Madonna
del Ghisallo
25
marzo 2008
Oggi pellegrinaggio alla Madonna del Ghisallo. Luogo sacro per i ciclisti,
almeno per tre motivi: in cima c'è il Santuario della patrona dei ciclisti,
poi c'è il nuovo museo del ciclismo voluto da Fiorenzo magni, poi ancora
il Passo del Ghisallo è stato un punto di riferimento storico del ciclismo
sopprattutto in occasione del Giro di Lombardia. Scelgo il versante di Erba
perchè le previsioni danno vento sul lago. Sulla carta le pendenze
sono abbordabilissime: in poco più di 16 km si sale di circa 450 metri.
Salita da godersi in tutta tranquillità, dato che è la prima
della stagione, dopo la frattura al braccio dell'ottobre scorso.
Ma le cose sono andate diversamente. Lascio Erba in direzione Ponte Lambro
e al bivio di Castelmarte svolto a destra e mi porto nella Vallassina (solo
ora scopro che si chiama così perchè è la valle di Asso).
Giro a destra e breve discesa fino al semaforo di Caslino.

Aspetto
il verde e riparto ma mi accorgo che sono quasi fermo, cambio rapporto ma
la cosa non migliora, insisto ed alla fine capisco perchè faccio così
fatica: un vento perfido mi soffia in faccia e lo farà per tutta la
salita in modo da trasformare una piacevole ascesa in una dura lotta contro
il vento. Questo sforzo supplementare non ha però intaccato il piacere
della salita. Trovo il passo giusto e percorro la valle: Canzo, Asso, dopo
il tunnel breve fermata per un panino, poi il Bivio per Sormano, Barni. Ormai
manca poco meno di 3 km. Dopo Barni 1 km all'8%, ma qui sono al riparo del
vento ed è quasi un sollievo. poi la strada spiana e dopo Magreglio
sono al Valico. Visitola ciesetta con tanti cimeli (la bici di Casartelli)
e poi il museo dove in una vetrina ci sono tre maglie gialle che per me sono
e saranno sempre un mito: 1938 Bartali, 1948 Bartali, 1988 Pantani. Non me
ne vogliano gli altri bravissimi italiani che hanno vinto il Tour. Nel 1938
non ero ancora nato ma nel 1948 mi trovavo ad Alassi (SV) e alle 5 del mattino
andavo in stazione ad attendere la Gazzetta xhe arrivava col treno da Milano
per poter leggere le imprese del grande Gino. La maglia di pantani è
storia più recente, vissuta incollato davanti al televisore, con Pantani
che, sotto la pioggia, prima butta bandana ed occhiali e vola via.
Breve sosta al bar e breve chiacchierata con l'amico Johnny da Brembate. Poi
discesa vertiginosa con il vento alle spalle fino ad Erba dove, tanto per
cambiare, non riesco più a ritrovare il parcheggio dove ho lasciato
l'auto.
Piero Rota