Granada - Pico Veleta - m. 3.394


Mappa---Altimetria rilevata da CM436M---Altimetria da www.salite.ch---Percorso Foto ---di Lucia----di Giorgio --- di Tullio --- di Piero
Videoclip -- Partenza---Da Granada a Sierra Nevada -- Salita al Pico Veleta -- L'Alhambra

PICO DEL VELETA: missione compiuta! All'uscita di Granada, al termine dell'Avenida Acera de Darro, la strada, alberata nella sua parte iniziale, inizia dal Ponte Blanco sul Rio Genil, per prendere a sinistra la Carretera de la Sierra. In leggero falsopiano i primi chilometri, presto raggiungiamo la località Cenes de la Vegas per incrociare subito dopo, al km 7,6 a quota 748 metri, il bivio con la A4026, per girare a destra incrociando il ponte sul Rio Genil e al termine di una breve discesa, immettersi a sinistra, nella A 395, per non più lasciarla fino al suo termine.
Bruscamente, la salita s'inerpica fino ai 7-8% per poi mantenersi per 9 km, durante i quali dopo una breve pausa, riprendere per altri 3 km fino all' incrocio del bivio con la A4025, dove nei pressi ci meritiamo una sosta "rinfrescante" in un bar-ristorante, con pane, salame e cetriolini!
La A395, prosegue nella sua lunghissima salita tracciando larghe curve di pendenza poco marcata per in seguito cambiare versante dove intravediamo Pradollano (Sierra Nevada) con le sue rimonte meccaniche.
km 31.3 - altitudine 2105 m al, siamo ai piedi della stazione di sci, con i tornanti della strada principale in fortissima pendenza. Malgrado l'altitudine fa molto caldo e dopo una breve sosta ristoratrice, decidiamo di non lasciare la A395, che in leggera salita, in mezzo alle giovani piantagioni di pini ci porta poco dopo, all'incrocio del Collado de las Sabinas 2173 m. Proseguendo sulla nostra strada in cresta, dopo 1,9 km intravediamo sulla sinistra una carrareccia che in cento metri conduce, con pendenza dell'12%, al Collado del Diablo 2316 m, un'occasione per rendegli visita ed offrirci il bellissimo e immenso panorama sulla Sierra.
La pendenza riprende ad oscillare entro il 6 e 8%, la A395 costeggia il lato destro della cresta di San Francisco ed eccoci alla depressione della Hoya de la Mora, un sito senza l'aggettivo di valico. Sosta "caffeina" al bar-ristorante e, oltrepassata la barriera che divieta tutto traffico motorizzato, riprendiamo il lento salire ed affrontare la parte la più difficile del percorso. Siamo nel Parco Nazionale della Sierra Nevada e dichiarata Riserva della Biosfera dall'UNESCO, in questo universo mineralle non siamo soli, è domenica, la strada è frequentata da molti ciclisti, chi con la MTB chi con la "Superleggera" non parliamo poi dei numerosi escursionisti che cordialmente ci salutano e ci incoraggiano.
La strada asfaltata, la vecchia GR420, malgrado l'abbandono della manutenzione stradale, è ancora in ottimo stato, risale di nuovo sulla cresta della montagna. Dopo alcuni larghi tornanti, breve sosta per ammirare sulla destra l'Osservatorio Astronomico e, al di sopra della strada la bella statua della Madonnina, la Virgen de las Nieves, riprendere poi l'ascensione che si mantiene constantemente su una pendenza tra i 6-7%.
km 41,2 - alt.2664 m, incrociamo la deviazione a destra di una stradina asfaltata che conduce alla stazione Radio-Astronomica IRAM-IGN.
km 45,7 - alt. 2994 metri, ignoriamo la stradina a destra che porta al Refugio de las Yeguas, proseguendo sulla nostra strada che dopo alcuni larghi tornanti ci porta di nuovo in cresta, sul versante destro della montagna.
km 48,7 siamo oltre i 3000 metri, esattamente 3198 m, siamo al bivio dove non manchiamo di prendere a destra una buona carrareccia che ci conduce con un andata-ritorno al valico il più alto della nostra carriera di ciclista : Collado o Carriguela del Veleta 3199 metri dove abbiamo modo di ammirare il tetto della penisola, il maestoso Mulhacén 3482 metri.
Ripreso il nostro cammino, la carrozzabile marca un stretto tornante verso sinistra e prende decisamente la direzione della cima del Veleta. La stanchezza si fa sentire sempre più, l'ossigeno si sta facendo raro, le ginocchia chiedono pietà ed a peggiorare la situazione la pendenza gradualmente aumenta, andiamo verso i 9-10% su una strada dove l'asfalto, ultimi 1200 metri, ha lasciato il posto ad una difficile carrareccia che come ricompensa per il nostro "calvario" ci propone l'ultimo strappo di 200 metri al 13%! Siamo a quota 3382 metri, la carrareccia termina qui, non restano che una trentina di metri su grosse lastre di roccia che effettueremo a piedi trasportando la bici e raggiungere, finalmente, la sommità tanto agognata marcata da una colonnina del Pico del Veleta con i suoi, esattamente 3394 metri di altitudine, carte CNIG oblige!
Dopo un ben meritato riposo, in ammirazione dell'immenso panorama che ci circonda, le rituali foto immortalanti il magico momento, è tempo di prendere il cammino del ritorno. Bene coperti, l'aria a 3400 metri è abbastanza fresca, stiamo iniziando la lunga discesa e già incontriamo alcuni giovani "Cabra Montés" emblematici mammiferi della Sierra Nevada, una specie come i nostri stambecchi alpini, che al nostro approssimarsi se la "squagliano" senza troppa fretta dandoci il tempo di filmarli. Il rientro si farà su un percorso differente a partire del Collado de las Sabinas, dove prendiamo la A4025 che si rivela più bello, più panoramico e ….. fortunatamente più corto, dunque più duro se l'avessimo fatto all'andata!
Vuoi per la fatica o troppo occupati ad ammirare il decoro che ci circondava, lungo la discesa non ci siamo accorti di essere "transitati" al Collado de las Sabinillas 2025 m!
Giunti al bivio, quota 1634 m, riprendiamo la A395, dove nei pressi ci fermiamo per un rinfresco nello stesso Bar-Ristorante dell'andata. Ultimi chilometri di una lunghissima discesa, sotto un caldo asfissiante Granada segna il termine di una indimenticabile aventura una delle più belle della nostra carriera di ciclista.
Pico del Veleta, missione compiuta!
Giorgio Rossini
Quale migliore compagnia dell'attuale presidente della Unione Internazionale Cicloscalatori Georges Rossini e del grande Piero Rota ?
Ad impreziosire la spedizione, abbiamo avuto la fortuna di godere della compagnia di Lucia, la magnifica moglie di Piero.
Delle mie uscite con Piero, penso che questa sia stata quella più povera di contrattempi, però l'unicità dell'evento, me lo farà ugualmente ricordare per tutta la vita.
Partenza il 10.07.08 da Bergamo.
Organizzazione perfetta di Piero, che ci ha fatto trovare il furgone con il carrello all'aeroporto per portarci al magnifico 4 stelle Hotel Carmen, a soli 500 metri dall'inizio della salita per la Sierra Nevada.
Il giorno 11.07 inutile tentativo di raggiungere un passetto a mt. 1.100 di Georges e me.
Carenza totale di segnaletica.
Il 12.07 finalmente partenza scaglionata per il Pico.
Prima Piero poi Georges ed io.
Il caldo non ci ha favorito.
A Sierra Nevada abbiamo cenato e dormito.
Ripartenza di buon mattino, e ci siamo goduti il tratto più bello ed emozionante della salita.
Io, memore delle raccomandazioni di Gianni Solenni, sono salito con ultraleggera e gomme da 23 mm.
Piero con una ibrida, molto pesante, e Georges con il rampichino.
Va da se che io ho fatto molto meno fatica in quanto la strada è perfettamente asfaltata fino a km. 1,500 dalla vetta, ed anche l'ultimo tratto è percorribile con bici da corsa.
Comunque, definirei entusiasmante l'avventura.
Georges alla venerabile età di anni 75, e Piero dall'alto dei suoi 92 kg, sono stati sicuramente superiori alla media dei ciclisti che conosco.
Non sono dei grandi performanti, ma degli stupendi diesel.
Poi, in attesa dell'aereo per il ritorno, visita della Città di Granada in particolare dell'Alhambra.
Tullio Pavanelli


Quando ho scoperto che la strada asfaltata più alta d'Europa era il Pico Veleta, ho avuto la certezza che prima o poi ci sarei salito. Poi ho letto la descrizione di Gianni Solenni che c'è stato l'anno scorso e ho deciso che l'obiettivo principale del 2008 sarebbe stato il Pico Veleta. Tralascio i particolari dell'organizzazione e i timori di stare facendo il passo più lungo della gamba (della mia gamba), fatto sta che quando, a Marzo, ho prenotato il volo per Granada ho capito che ero al punto di non ritorno: Pico Veleta ha da essere e Pico Veleta sarà. Come compagni d'avventura ho l'inossidabile Giorgio e il coriaceo (è l'aggettivo giusto?) Tullio, due nomi e una garanzia, quella di sapere che avrò qualcuno su cui potrò contare in ogni occasione. E c'è anche Lucia che sarà preziosa sia come guida in Granada che come appoggio nella salita. Di comune accordo decidiamo di fare la salita in due tappe: il sabato (12 luglio) da Granada a Sierra Nevada Pradollano dove ci raggiungerà Lucia (in auto) con tutte le cose pesanti che altrimenti dovremmo portarci in bici; la domenica (13 luglio) faremo la salita al Pico Veleta e il ritorno a Granada. I particolari della nostra "due giorni" ciclistica li ha già raccontati Giorgio, io mi limito ad alcuni flash.
Partenza alle 5 del mattino dall'Hotel Carmen e subito un contrattempo: la gomma anteriore è sgonfia. Cambio con affanno la camera d'aria e mi incammino nel buio (qui siamocirca 6 gradi di longitudine a ovest di Greenwich e la luce arriva più tardi che da noi). A Cenes de la Vega imbocco la A395 e quasi a quota 1.000 lo spettacolo dell'alba mi fulmina per qualche minuto. Poi Tullio mi raggiunge al km 22 e riparte per Sierra Nevada Pradollano per cercare un posto per dormire. Al Ristorante il Desvio (circa 1.600 metri) faccio n'abbondante colazione e aspetto Giorgio che arriva con aria da crisi e poi riparte tutto pimpante. Faremo il resto della salita assieme.
Valichiamo con Tullio che ci è venuto incontro, il Collado de las Sabinas e il Collado del Diablo (con una brevissima digressione) e raggiungiamo il bivio per raggiungere il posto che Tullio ha trovato: l'Edificio Montreal nella parte alta di Sierra Nevada Pradollano. Ma la discesa verso l'albergo devo farla a piedi perché la ruota anteriore è nuovamente sgonfia; per fortuna che c'è Giorgio che mi rimetterà in sesto la bici.
Il nostro ospite ed anfitrione è Giovanni, torinese e maestro di sci qui a Sierra Nevada, in estate dirige lo Sherpa Club, soggiorno estivo per ragazzi . Persona gentile e disponibile, con un vago alone da principe pirata, ci ha messo a nostro agio ed ha reso il nostro breve soggiorno estremamente piacevole. Giovanni ci ha accolto da amici e da amici ci siamo lasciati .
L'indomani, come al solito, parto per primo, e come al solito Giorgio e Tullio mi raggiungono a Hoya de la Mora a quota 2.508. Da qui al Pico Veleta mancano 12 km e 886 metri di dislivello. Il resto della salita per me è stato duro, soprattutto gli ultimi 3 km dove mi sono ritrovato le gambe ridotte a due vesciche di acido lattico. Ma alla fine ho raggiunto Giorgio e Tullio in vetta. Poi la discesa e il ritorno a Granada dove abbiamo trovato ad attenderci i soliti 38° di temperatura.
Pico Veleta doveva essere e Pico Veleta è stato.
Piero Rota

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