San Martino al Culmine - m. 1.087


Mappa --- Foto --- Altimetria rilevata con CM436M --- Altimetria da www.salite.ch --- Videoclip


30 agosto 2008 - Scendendo dal Cuvignone la settimana scorsa avevo avuto la tentazione di salire a San Martino in Culmine ma poi aveva prevalso la saggezza o meglio la consapevolezza della mia scarsa autonomia e avevo rimandato. Adesso sono a Cuveglio pronto per affrontare questa salita che si preannuncia molto dura. "Guardi che dopo Duno la strada si drizza in piedi": così mi dice il barista guardandomi con insistenza "lo stomaco", ma lui non sa con chi ha a che fare. Fino a Duno, 3,5 km, vado bene, godendomi la strada che sale abbastanza dolcemente tra prati e boschi di castagni con 8 tornanti di tutto riposo e la vista della Valcuvia che si rimpicciolisce sempre più. A Duno finalmente vedo il Monte San Martino: non sembra distante ma so che mancano più o meno 7 km di dura salita. All'uscita del paese subito 10% e oltre e sarà così per altri 3 km, senza tregua, con soli 3 tornanti per rifiatare. Non sento il solito male alle gambe ma solo la durezza dello sforzo. Mi concentro al massimo sulla strada che scorre lenta sotto di me ed elaboro la teoria che chiamerò LMF Linea di Minima Fatica. Vi spiego. Quali sono i 3 fattori che rendono dura una salita soprattutto per me che vado molto piano? La pendenza, la distanza e la rugosità dell'asfalto. Quando si sale ci sono 3 linee ideali da seguire:
- la LMP Linea di Minima Pendenza che ad esempio ti porta a percorrere i tornanti sul ciglio estremo all'esterno;
- la LMR Linea di Minima Rugosità che ti porta a scegliere quelle porzioni di asfalto più lisce dove l'attrito dei copertoni è minimo;
- la LMD Linea di Minima Distanza che ti porta a seguire il percorso più breve per terminare più in fretta la tua fatica, l'equivalente della linea blù della maratona.
Si tratta, metro per metro, di valutare questi 3 fattori e scegliere il percorso che meglio concilia le 3 linee ideali, privilegiando la LMP e la LMR rispetto alla LMD (qualche decina di metri in più di salita non hanno mai ucciso nessuno): il risultato è la LMF che ti consente di fare la minor fatica possibile. L'elaborazione di questa teoria è durata 3 km, senza soste e senza cedimenti, con qualche rara sbirciatina al panorama sottostante, e mi ha portato ad un piccolo falsopiano, segno evidente che il più duro era passato. Dopo qualche centinaio di metri arrivo al bivio per Vallata dove finalmente mi concedo una pausa. Mancano circa 3,5 km. La strada si fa ancora più stretta ma la pendenze , pur ragguardevoli, sono decisamente inferiori a quelle del tratto precedente, c'è perfino un falsopiano di 500 metri in contropendenza, subito dopo il bivio di Vallata. Adesso è quasi sempre bosco: castagni, noccioli, qualche betulla. Un segnale di Parcheggio mi dice che ci sono. Un altro cartello indica il Sacrario dei Caduti. La strada improvvisamente si impenna al 16% per 50 metri, tornante, altra impennata e sono in cima. Senza fermarmi arrivo al Rifugio e mi schianto su una sedia. Caffè, torta, birra e poi, riacquistata calma e lucidità, foto e filmati, passa frusciando un aliante e in alto volteggia un paracadute, una breve visita alla chiesetta di San Martino, proprio sul culmine, e, poco più sotto, al Sacrario dei Caduti. In discesa mi concedo un paio di soste per far riposare i freni e per le 14.00 sono a Cuveglio dove mi prendo il sottile piacere di un caffè dallo stesso barista del mattino.
Piero Rota
NB. San Martino in Culmine è il Big n. 736

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