I laghi di Naret
9 luglio 2004
Per questa gita, sognata ormai da diverso tempo, ancora di più dopo il servizio su Cicloturismo di dicembre 2003, ho trovato un solo compagno di viaggio: Roberto; d'altra parte se non fosse venuto nessuno, sarei partito anche da solo, e chissà… vista la salita…
Partiti di buon mattino, lasciamo l'auto a Cannòbio, sul lago Maggiore, a pochi km. dal confine svizzero; saliamo in sella alle bici verso le 8.30, la giornata sembra più che discreta, c'è un po' di vento, ma una volta lasciate le rive del lago non si farà più sentire.
A Locarno, siccome ho dimenticato in macchina la piantina della città, ci perdiamo immediatamente e impieghiamo così una mezz'ora a girovagare tra i sensi unici ed i divieti di transito alle bici.. trovata finalmente la via, lasciamo la città e dopo circa 4 km. giungiamo ad un bivio: a sinistra le Centovalli, a destra la Valmaggia; prendiamo a destra e la strada, in leggera salita, subito si restringe e ci regala un breve e suggestivo scorcio sul torrente Maggia. Dopo poco però la valle si allarga e per circa 25 km. si pedala in falsopiano tra distese di prati contornati dalle montagne. E così si arriva a Bignasco, punto d'inizio della salita vera e propria.
I primi 10 km., fino a Peccia, sono pedalabili, 4 - 5 % poi inizia un primo tratto impegnativo, 4 km. all'8 - 10 %, poi la strada la pendenza torna leggera, 5 - 6 % fino all'abitato di Fusio, l'ultimo paese che si incontra, di qui in cima saranno solo conifere, salita, neve, e capre..
Su segnalazione via internet dell'amico Jacques Franck e visto che ormai è quasi mezzogiorno, passiamo all'Hotel "la Pineta" per un buon caffè e una birra ma soprattutto per prenotare un tavolo per quando saremo di ritorno, dato che , vista la salita che ancora ci aspetta, non sarà prima delle 2 del pomeriggio. Il proprietario ci assicura che un piatto caldo lo potremo trovare a qualsiasi ora, per cui ripartiamo rinfrancati e senza la paura di dover digiunare e ciò, vi assicuro, solleva assai il morale!
Riprendiamo quindi a salire con alcuni stretti e ripidi tornanti, superiamo due brevi gallerie e presto sbuchiamo sul lago Sambuco, un suggestivo specchio d'acqua che costeggiamo per tutta la sua lunghezza con un tratto pianeggiante che ci permette di rifiatare; già si intravede però quello che ci aspetta: dopo alcuni tornanti tutto sommato pedalabili, un lungo diagonale di circa 700 m. con pendenza costante 15 - 16 % asfissiante! Io mi salvo con il mio 34x28, Roby, con il 39x28 è costretto a farlo praticamente tutto in piedi sui pedali e lo sento alle mie spalle che mi manda amichevolmente a quel paese per averlo trascinato quassù…
Per fortuna, arrivati ad un gruppo di baite in località "Grasso di Dentro" troviamo un breve tratto pianeggiante quanto mai provvidenziale, ma la festa dura poco, superato un ponticello sul torrente Maggia, si riprende a salire, e da qui alla cima la pendenza non scenderà più sotto il 10 %, anzi spesso è superiore al 14 - 15 %: mancano 5 km. e mezzo! Un incubo! Solo la compagnia delle capre e delle marmotte ci sostiene. Ben presto Roby si stacca, io decido di salire al mio passo (6 - 7 km/h!), lo aspetterò in cima. Lungo la salita incontro gruppi di turisti in moto e auto fuoristrada che mi guardano come una bestia rara e mi fanno i complimenti, che giungono alquanto graditi e corroboranti.
Ringrazio e proseguo cercando di non guardare troppo avanti, per non scoprire che alla vetta manca un'eternità…
Si cominciano a costeggiare i primi laghetti, la pendenza è inesorabile: 10, 12, a tratti 15 % la diga è un miraggio stampato nel cielo. Il paesaggio che mi circonda però è quello che mi dà la marcia in più e così quando manca poco più di un quarto d'ora alle due sono in cima, Lago di Naret 2310 mt.
Mentre aspetto Roberto mi cambio la canottiera zuppa di sudore e poi lo vedo sbucare ai piedi della diga, lo incito negli ultimi metri: anche per lui è fatta!
Riposino, foto, panorama, marmellata e quant'altro e poi, quando ormai sono quasi le 14,30 ci buttiamo a capofitto in una vertiginosa discesa, purtroppo la strada è piuttosto brutta e occorre molta attenzione, ma è pur sempre discesa: la bici va da sola! Alle tre meno dieci arriviamo al ristorante, il proprietario ormai pensava avessimo cambiato idea, ma ci accoglie con uno splendido piatto di tagliatelle con porcini, verdure e scaglie di grana, degno coronamento della giornata.
Il ritorno all'auto è una formalità, 65 km. tra discesa e pianura, giusto per disintossicare i muscoli da una salita durissima, ma che sa regalare emozioni veramente uniche. Assolutamente da provare!

Enzo Santa - UIC n° 29
Roberto Guerra


Le foto -------------Il profilo altimetrico