2004 - La bici racconta - Le velo reconte - La bicicleta cuenta -The bike talks - 2004

24 - 26/01/05 - Enzo Santa ai Laghi di Naret
23 - 26/01/05 - 2 week-end in Valle d'Aosta
22 - 02/10/04 - Loredana e Mario sulle Alpi francesi
21 - 18/09/04 - Col du Petit Mont Cenis
20 - 11/09/04 - In Alta Savoia sulle strade dell'Alpino
19 - 04/09/04 - Stelviobike 2004
18 - 28/08/04 - Alta Val Roya ad est del Colle di Tenda
17 - 22/08/04 - Colle del Sommeiller con sorpresa
16 - 11/08/04 - Da Limone a La Brigue lungo la Via del Sale
15 - 04/08/04 - Creste dell'Assietta e Colle del Nivolet
14 - 15/07/04 - Col de l'Iseran m. 2.770
13 - 29/06/04 - Fine settimana tra Val di Susa e Val Chisone
12 - 20/06/04 - Al Passo San Giacomo con la MTB
11 - 10/06/04 - Replica al Gavia con l'Alpino
10 - 03/06/04 - Attorno al Lago Maggiore - Piancavallo
9 - 03/06/04 - Piccolo San Bernardo e Cormet de Roselend
8 - 03/06/04 - L'anno scorso al Valcavera
7 - 03/06/04 - Al colle Ranzola con la MTB
6 - 01/06/04 - Un tranquillo venerdì sul Passo Gavia
5 - 22/05/04 - Passo San Bernardino
4 - 16/05/04 - Una bella gita in Liguria
3 - 04/04/04 - L'UIC a Palma de Mallorca
2 - 04/03/04 - Il giro del Monte Baldo
1 - 04/03/04 - Tra Valtellina ed Engadina

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


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Il Monte Baldo di ???

 
    Documentazione fotografica: clicca qui  
   
 
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Tra Valtellina ed Engadina - al cospetto di sua maestà lo Stelvio
di Carlo Colombo

 
   

Località di partenza e arrivo: Bormio, mt. 1215
Percorso: Bormio - Passo del Foscagno - Passo d'Eira - Livigno - Galleria Ponte del Gallo - Passo dal Fuorn - St. Maria - Umbrailpass - Passo dello Stelvio - Bormio Lunghezza:
km. 116 circa
Dislivello: mt. 3100 circa
Stato del manto stradale: Piuttosto buono, anche il tratto sterrato lungo la salita dell'Umbrailpass è ben tenuto, senza buche, molto compatto e con ghiaietto Eventuali suggerimenti per la visita:
Accertarsi che non vi siano interruzioni sul percorso e che le condizioni meteo siano buone e stabili; inoltre la galleria di Ponte del Gallo (ben illuminata) è a senso alterno regolato da semaforo che nel senso proposto è verde all'ora e alla mezz'ora, quindi regolatevi di conseguenza onde evitare lunghe attese. Come arrivarci: Da Milano si percorre la superstrada SS36 "Nuova Valassina" fino a Colico dove si imbocca la SS 38 del Passo dello Stelvio che percorre tutta la Valtellina fino a giungere a Bormio. Come tempistica considerate di impiegarci almeno 2 ore e 30 minuti da Milano in condizioni di traffico normale. Sconsiglio caldamente la domenica!
Data della ricognizione:19 luglio 2003
Documentazione fotografica: clicca qui
Il giro nel dettaglio
E' salita clemente quella che porta prima al Passo del Foscagno e quindi al Passo d'Eira, unica nota negativa il traffico turistico diretto a Livigno; per questo si consiglia una partenza di prima mattina. Siamo nell'alta Valtellina, zona che ciclisticamente ha scritto epiche pagine in quasi tutti i giri d'Italia finora disputati e in cui solo il nome delle salite fa sognare (Stelvio, Gavia, Bernina, Mortirolo e chi più ne ha più ne metta) vero paradiso per i grimpeur e per gli amanti della montagna con grandi colli alpini over 2000 metri, insomma merita un soggiorno. Il circuito ad anello che vi vado a proporre prende l'avvio da Bormio e tocca in successione 5 passi di grande fascino:Foscagno, Eira, Fuorn, Umbrail e Stelvio. Tutti e 5 superiori ai 2000 metri, i primi tre non eccessivamente impegnativi, ma gli ultimi 2 che possono essere ritenuti una sola salita (il terzo versante dello Stelvio in pratica) molto impegnativo dato anche il fatto che arriva per ultimo . Insomma, un circuito che consiglio caldamente a chi ha già esperienza di giri impegnativi e vuole scoprire anche un versante quasi mai ricordato del mostro sacro…Stelvio.
Lasciamo dunque la graziosa cittadina di Bormio nota al grande pubblico come sede di passate edizioni di campionati del mondo di sci alpino e famosa stazione sciistica. Percorriamo un breve tratto in leggera salita della statale 38 del passo dello Stelvio che all'uscita del paese abbandoniamo svoltando a sinistra seguendo le indicazioni per Valdidentro e Passo del Foscagno ; iniziamo a pedalare lungo la SS301 prima in leggera discesa e dopo circa 1 km inizia un bel pianoro e giunti all'abitato di Pece in alto sulla destra possiamo ammirare le note "Torri di Fraele" . Raggiunta poco dopo Isolaccia iniziamo la salita al Passo del Foscagno osservando alla nostra sinistra l'imponente mole della Cima de' Piazzi che con i suoi 3439m domina la vallata, splendido alla vista risulta il suo ghiacciaio inondato dai raggi mattutini. La salita è abbastanza impegnativa anche se piuttosto regolare (pendenza media 6%) però il dislivello di 941 m e la lunghezza di 15,5 km impongono un'attenta distribuzione dello sforzo in considerazione delle successive salite . Si risale nel primo tratto la Val Viola quindi la strada si fa più panoramica e l'ultimo tratto a partire dalle gallerie antivalanga si snoda in un tipico ambiente d'alta montagna dominato dalla prateria alpina. Giunti al passo (2291 m.s.l.m.) sede di una prima dogana iniziamo una veloce discesa di circa 4,6 km per una strada ampia e nel contempo gettiamo lo sguardo sugli stupendi panorami che si aprono alla nostra vista. In breve raggiungiamo la località di Ponte del Rezz dove inizia la salita di circa 3 km. al Passo d'Eira (2210 m.s.l.m.) caratterizzata da una pendenza media del 6.3% e da tre brevi strappi abbastanza impegnativi. A questo punto giù il "rapportone" e lasciamo scorrere la nostra bici verso Livigno togliendoci il lusso di distrarci ammirando la splendida vallata che si apre ai nostri occhi. L'abitato di Livigno, allungato lungo il torrente Spöl è prevalentemente composto da infrastrutture turistiche e commerciali. Sostiamo per ristorarci e fare rifornimento di acqua freschissima ad una delle numerose fontane e ci dirigiamo verso il confine svizzero costeggiando per circa 10 km il lago artificiale del Gallo. La bella strada è stata negli anni scorsi oggetto di importanti lavori per la costruzione di gallerie antivalanga che comunque non impediscono la vista del lago e delle belle montagne che lo contornano. Alla fine giungiamo all'imbocco della galleria in località Punt del Gallo: il transito è regolato da semaforo che scatta nella nostra direzione all'ora e alla mezz'ora. La galleria è ben illuminata, munita di corsia preferenziale per le bici sul lato sinistro ma piuttosto fredda, quindi si consiglia caldamente l'uso di una mantellina con maniche lunghe (tipo Wintex). Sbuchiamo dall'altra parte in località Punt la Drossa e svoltiamo a destra iniziando subito la salita al Passo dal Fuorn. La strada ampia si snoda in una splendida vallata fiancheggiata da imponenti monti e foreste di conifere con numerose aree di sosta numerate (tipica meticolosità svizzera!) per i primi 3 km con una pendenza media del 5% , poi per i successivi 5 km addirittura scende al 3% ; solo gli ultimi 1700 m alla vetta sono impegnativi con pendenza media del 9% finchè in corrispondenza di una tipica "gasthoff" raggiungiamo il Passo dal Fuorn (2149 m.s.l.m.) . Ci fermiamo per una breve sosta e non possiamo fare a meno di ammirare la vallata di Müstair che si apre sotto di noi mentre in lontananza spicca su tutte la vetta innevata dell'Ortles . Bella e pedalabile è la discesa verso St. Maria caratterizzata nella prima parte da una serie di tornanti, successivamente da lunghi rettilinei. Dopo circa 13 km giungiamo a St. Maria , riempiamo le borracce di acqua montana e iniziamo l'ultima, impegnativa fatica, 13.2 km con pendenza media dell'8,5% e dislivello di 1126 per raggiungere l'Umbrailpass. Lasciata St. Maria inizia un bel tratto tortuoso all'interno di una foresta di conifere con ampie vedute sul paese e in lontanaza vediamo addirittura il passo dal Fuorn, quindi ci addentriamo nella vallata e mano a mano la vegetazione si dirada. In questa parte la pendenza diminuisce ma la fatica si fa ugualmente sentire dato che il fondo per circa 3 km diventa sterrato anche se in ottime condizioni. Al termine e fino al passo le pendenza torna ad aumentare e solo il panorama ci distrae e attenua la fatica. Giunti al passo c'è solo il tempo di rifiatare che ci immettiamo sulla statale dello Stelvio proveniente da Bormio in corrispondenza della dogana e iniziamo gli ultimi 3,5 km di salita . Il mitico Stelvio è lì davanti a noi , sembra di poterlo toccare ma la pendenza costante all'8% non ci dà tregua e solo il desiderio di conquistare una simile vetta ci inietta nuova linfa nei muscoli ormai affaticati . Alla fine raggiungiamo il valico brulicante di gente e ci andiamo a rifocillare con strüdel, panino allo speck e birra. Dopo un'ora e mezza trascorsa sulla terrazza del ristorante ad abbronzarci (e non sto scherzando, eravamo a torso nudo!) e a gozzovigliare, ripartiamo ormai soddisfatti e scendiamo verso la Valtellina rimanendo estasiati dai bellissimi scorci che si aprono ai nostri occhi. Le cascate del Braulio sono veramente maestose. Ben presto però le prime case di Bormio si avvicinano e concludiamo questa indimenticabile giornata.

 
   
 
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L'UIC a Palma de Mallorca - alla scoperta dei valichi delle Baleari
di Piero Rota

 
    Le biancoazzurre maglie dell'UIC hanno sfrecciato (si fa per dire) per una settimana, dal 17 al 23 marzo 2004, sulle manifiche strade di Mallorca, la più grande delle isole Baleari.
In realtà avremmo dovuto essere in due (Giorgio Rossini ed io) più le consorti che pazientemente ci seguono nei nostri "pellegrinaggi" ai santuari delle due ruote.
A Malpensa scopriamo di essere più che raddoppiati: altri due UICini (Aurelio Battiston e Luca Maretti) con relative consorti e Domenico Costa da Bardolino, senza bici e senza maglia, con i postumi di influenza.
Bene. Adesso siamo un gruppo. Ma il gruppo è destinato ad aumentare: ci raggiunge Julio Montoto con moglie e due stupende bambine e il conto sale a 6 pedalatori e 7 famigliari. Dulcic in fundo, al gruppo si aggrega l'ultimo socio UIC, il n. 197, Claudio Chiappucci, il mitico ed indimenticato Diablo, che riceve dalle mani di Giorgio la maglia dell'UIC.
Abbiamo pedalato, ci siamo riposati, ci siamo fatti tanta compagnia, abbiamo salito nuovi valichi ed abbiamo rinsaldato quell'amicizioa che solo il sudore e la fatica della salite ci è in grado di offrire.
Di Palma ci rimane il ricordo di un piacevole soggiorno, le foto, le immagini dei campi di aranci, ulivi, carrubi, mandorli, il mare azzurro ed il profumo del ginepro e della macchia mediterranea.

 
   
 
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L'anno scorso al Valcavera - nel ricordo di Marco Pantani
di Luca Maretti

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    Luca Manetti l'anno scorso era salito al Valcavera per applaudire il passaggio di Marco Pantani in quello che sarà il suo ultimo Giro d'Italia
Durante la settimana trascorsa a Palma di Mallorca ne abbiamo parlato e gli ho chiesto di inviarmi le foto scattate in quell'occasione per pubblicarle e rendere in qualche modo un omaggio postumo all'indimenticato e indimenticabile Pirata.
 
   
 
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Piccolo San Bernardo e Cormet de Roselend
di Enzo Santa

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    Dopo un veloce raid al Cormet de Roselend attraverso il Piccolo San Bernardo, Enzo Santa da Castelrosso (TO) ci ha mandato questi telegrafici ricordi  
   
 
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Attorno al Lago Maggiore - Pian Cavallo
di Enzo Santa & Piero Rota

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    Dai, facciamoci un breve e facile giro attorno al Lago Maggiore, con la salita a Pian Cavallo, vedrai panorami stupendi, la salita non è molto impegnativa e ci faremo una bella mangiata.
Aveva ragione in tutto ma mentiva spudoratamente sulla durezza della salita: nei 3 km di dalita dopo Aurano ho avuto delle visioni non so dire se angeliche o demoniache - mi sembrava di lottare con un essere mostruoso e ripugnante con enormi mani: con una mi spingeva indietro e con l'alta drizzava la strada sotto i miei pedali.
Le visioni anno cominciato a svanire quando raggiunto il valico abbiamo ammirato il lago sottostante e sono definitivamente sparite durante la sosta ristoratrice alla DISLOCANDA di Manegra che nonostante l'ora insolità (erano ormai le 15.00) ci ha preparato un ottimo pasto co pennette alla verdure e stupendi formaggi locali.
Un grazie ad Enzo e a Daniela e Domenico che ci hanno accompagnato nel breve ma incantevole giro.
 
   
 
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Replica al Gavia con l'Alpino
di Giorgio Rossini & Piero Rota

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    L'Alpino schiumava di invidia quando ha saputo che ero stato sul Gavia il 28 aprile in occasione del passaggio del Giro.
Allora, per mantenere buoni i nostri rapporti gli ho proposta la salita al Gavia da Santa Caterina Valfurva da farsi il giovedì antecedente il raduno di Bardolino. Detto e fatto. Ci troviamo mercoledì sera all'Abete Blu di Santa Caterina e dopo un'ottima cena a base di pizzocheri e Sassella ce ne andiamo a dormire.
L'indomani sveglia alle 7, colazione alle 8 con l'ottimo burro di produzione casalinga e poi si parte. Qui è opportuno fare una considerazione sulle altimetrie di più larga diffusione come quelle dell'ottimo Marzoli o quelle di Rodriguez: le pendenze indicate sono generalmente riferite ad almeno 300 metri e se sono di colore giallo (pendenza tra 8 e 10%) uno sta tranquillo. Ma se di quei 300 metri di pendenza media al 9% 150 sono al 17-18 % e i restanti 150 al 4-5 % allora uno come me comincia a sputare l'anima e pensa: sarà un caso; ma il caso si ripete una decina di volte e diventa un'abitudine, una brutta abitudine. Risultato: mentre la salita da Ponte di Legno presenta i 3 km dopo Santa Apollonia veramente duri ma poi si mantiene su pendenze costanti con pochi strappi, la salita da Santa Caterina, molto piacevole dal punto di vista paesaggistico presenta un'alternanza infame di strappi e falsopiani che la rende per me più dura dell'altro versante. Durante questa salita è successo per la prima volta un fatto inconsueto: non mi sono mai fermato per nessuna ragionbe, nemmeno per la tanto agognata sigaretta, forse per la paura di non riuscire a ripartire, forse per non rompere quel ritmo lento ma costante che mi faceva sentire in grado di salire in cima al mondo. (NB. Le foto scattate in salita tra 2 pareti di neve sono state scattate durante la discesa). L'AlpiAll'arrivo tanta era la mia soddisfazionbe che ho tentato di arrivare in bici davanti alla porta del rifugio ma una rampa maligna in pietra grezza mi ha fatto precipitare rovinosamente a terra tra la perplessità generale. D'altronde arrivare sul Gavia è da molti, arrivarci cadendo come un salame è da privilegiati.
Al rifugio ritiriamo una cartilina di saluti che Carlo Colombo, due giorni prima , ci aveva lasciato.
 
       
   
 
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Al Passo San Giacomo (Val Formazza) con la MTB - m. 2.313
di Piero Rota

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Io al Passo San Giacomo già c'ero stato anni fa, parecchi anni fa, moltissimi anni fa, 55 anni fa, quando facevo la quinta elementare (ero in collegio a Stresa) e come gita di fine anno ci avevano portato in pullmann (che dico pullmann, una corriera ansimante che emanava un fumo nerissimo) alle cascate del Toce e di li, a piedi, con i nostri zaini e gli scarponcini ai piedi,eravamo salòiti al Passo.
Tutto questo mi torna alla memoria mentre parto dal piazzale delle cascate e faccio un'amara constatazione: di quella lontanna gita non mi ricordo quasi nulla se non la vecchia corriera, il rifugio Maria Luisa, il lago con la diga.
Qui la musica è ben diversa: devo portare un quintale (o quasi) su per questa stradina piena di sassi e buche e i ricordi lasciano il passo alla fatica e all'ebbrezza di salire in alto.
I primi 3 km di sterrato (dopo il tratto iniziale di 1 km asfaltato) sono veramente duri con pendenze sovente a 2 cifre e per di più il fondo è molto accidentato con pietre e buche dovunque che costringono ad un continuo slalom.

Superato il bastione la strada comincia a migliorare, sia come pendenza che come fondo, diventando più simile ad una normale strada sterrata che a una abominevole mulattiera.
Però c'è un nuovo problema: la neve che sovente invade la strada e costringe a scendere ddalla bici e a superare a piedi le numerose lingue di neve ormai rese grige dalla polvere.
Arrivo al Rifugio Maria Luisa dove tra un caffè ed una fetta di torta il gestore mi fa capire che c'è ancora molta neve e che se arrivo al passo con la bici sarò uno dei primi in assoluto; del resto la strada è visibilissimaq dal rifugio e la presenza della neve è evidente.
Decido che la cosa è trascurabile e riparto. Mi arrampico sulla diga deel lago di Toggia,< mi faccio fotografare da alcuni ragazzi saliti fin li e imbocco il lungo falsopiano in leggera salita (2-4%) che in 5 km mi condurrà al passo.
La strada è ormai ridotta a una stretta cengia incombente sul lago sottostante e la presenza della neve e dell'acqua di fusione consigliano la massima cautela: uno scivolone potrebbe terminare 50 m. più sotto nelle poco invitanti acque del lago Toggia.
Passato il lago un fischio prolungato annuncia le marmotte: piccole e grandi, tutte con la voglia di correre e per nulla intimorite dalla mia presenza.
Infine la strada finisce in un nevaio più consistente e scorga cinquanta metri più avanti la vecchia casermetta della guaria di finanza, ormai diroccata.
Ancora una passeggiata sulla neve e sono al passo. Breve riposo, foto, una fumatina ristoratrice. Arriva una cippia a piedi: sono di Castelrosso (il paese di Enzo Santa), scambiamo due parole, ci fotografiamo a vicende e poi riparrto per il rifugio sotto dense e nerissime nuvole che ogni tanto lampeggiano ed emettono sinistri rombi. Poi il ticchettio delle gogge sul casco si fa più intenso e mi induce a raggiungere abbastanza rapidamente ul rifugio sotto la pioggia scrosciante.
Decido che non vale la pena di aspettare che smetta di piovere e poi, in fin dei conti è acqua e non morde, bagna soltanto.
La decisione si rivela giusta perchè quasi subito smette di piovere e mi posso dedicare completamente al delicato compito di non finire fuori strada o di cadere, data anche la kmia inesperienza su questi tracciati.
In mezzora sono in basso e non mi par vero di sentire sotto le ruote la liscia superficie dell'asfalto.
Credo proprio che questo modo di andare in bici in montagna cominci a piacermi veramente.