Domenica
22 agosto sul pianoro antistante il Rifugio Ambin al Colle del Sommeiller
le maglie biancoazzurre erano tante e i soci dell'UIC più ancora.
In 24 si sono dati appuntamento tacito e non premeditato su uno dei valichi
più alti che in Europa si possano raggiungere pedalando. La sorpresa
è stata appunto questa: un raduno spontaneo dove all'ordine del
giorno figuravano solo fatica, sudore e l'ebrezza dei tremila, senza parole
e senza discussioni. Complice di tutto questo "La Stella Alpina",
che ogni anno, la penultima domenica di agosto organizza in maniera del
tutto informale questo appuntamento di amanti della montagna e della bici
d'alta quota, dai 1.258 metri di Piazza Statuto in Bardonecchia fino ai
3.009 metri del Rifugio Ambin al Colle del Sommeiller.
Ma veniamo a una cronaca più dettagliata di questo fine settimana
a Bardonecchia.
L'anno scorso ad un appuntamento sul lago di Candia Canavese il mitico
Alpino si presenta con una nuova fiammante MTB marca Piave e annuncia:
questa è la mia nuova bici per il Sommeiller. Da quel momento ogni
uscita è stata considerata un allenamento in vista del Sommeiller,
cercando percorsi su sterrato che in qualche modo potessero preparare
adeguatamente dei neofiti della MTB ad affrontare un così impegnativo
percorso. Con il suo entusiasmo Giorgio ci ha contagiati un po tutti ed
eccoci ad affrontare itinerari mitici come le creste dell'Assietta e la
traversata dal Colle di Tenda a La Brigue su strade che abbiamo considerato
un saporoso antipasto del più prestigioso piatto forte che avevamo
ordinato.
Ci troviamo giovedì 19 a Bardonecchi eccitati come ragazzini e
passiamo la serata a consultare carte e fare progetti tra gli sguardi
semidivertiti degli ospiti dell'hotel La Betulla.
Venerdi rifiniamo la preparazione con la salita breve e non impegnativa
al Colle della Scala (Col de l'Echelle, dato che si trova in territorio
francese).
Chi non ha mai pedalato con Giorgio non sa cosa vuol dire pedalare accanto
ad una pentola di fagioli in ebollizione: un brontolare incessante contro
tutto e contro tutti, un modo molto personale per esprimere grande divertimento
e profonda intima soddisfazione. Ebbene sul Colle della Scala Giorgio
ha dato il meglio di sè quando, poche centianaia di metri dopo
le due brevi gallerie, arrivato là dove tutte le carte riportano
"Colle della Scala" ha visto un "panneau" con la scritta
"Col de l'Echelle 2 km" (l'altimetro segna circa 1.770 metri).
Apriti cielo! Questi giocano coi cartelli! I valichi sono una cosa seria!
Vuoi vedere che hanno scambiato il "Mauvais Pas" due km più
avanti con il "Col de l'Echelle"? Si rivolge quindi alla decina
di ciclisti presenti, tutti italiani, e spiega loro che questo è
il vero "Col de l'Echelle". Andiamo a verificare: 2 km ipiù
in basso su un falsopiano raggiungiamo il cartello con la scritta "Col
de l'Echelle alt. 1.762" ('altimetro segna poco meno di 1.700 metri):
è evidente che hanno invertito i 2 cartelli, si spera in buona
fede. Tralasciando gli ulteriori commenti di Giorgio riprendiamo la strada
di Bardonecchia e ci fermiamo a Melezet dove sapevo che c'era un ottimo
ristorante, La Ciaburnia, dove consumiamo un spartano pasto particolarmente
indicato per atleti ciclisti. Il sabato è dedicato al riposo. In
albergo incontriamo Nadia Kozjek e Walter Lo Forte da Cinzano (CN) ed
arriva anche Daniele Giacomazzi da Bologna. Vediamo poi Gianluca Arata
che ha raggiunto Bardonecchia con tutta la famiglia, accogliamo il gruppo
Corsera (Antonio Maiocchi, Luigi Cappellani, Simone Bianchi e Massimo
Tuminia) e più tardi i 4 thononesi del Cyclos Randonneurs Thononais
(il club di Giorgio) con il presidente Jean-Luc Houot e Laurent Cassan,
Bruno Jacquard, Pierre Mathieux. Giorgio è felice: con quelli che
arriveranno domattina saremo quasi in venti.
Domenica mattina: levata ore 5.30 - tempo bello ma temperatura bassa (circa
7 °C) - colazione al bar della Stazione con Daniele e Walter - ci
raggiunge Ezzelino Zappaterra partito con il nuovo socio UIC Antonio Ferraretto
da Rovigo all'una di notte; partirà più tardi e ci ricongiungeremo
durante la salita. Daniele opta per il tracciato della vecchia decauville
mentre noi (Giorgio, Walter e Piero) saliamo per Rochemolles. Gli inzi,
con i muscoli ancora a freddo, sono duri, il percorso è ancora
in ombra e procediamo in silenzio ripassando nella mente l'altimetria
e ed i punti salienti che incontreremo durante l'ascesa. Inaspettatamente
ci troviamo a Rochemolles ed in località San Rocco l'asfalto termina
ed inizia lo sterrato che ci porta, con alcuni ripidi tornanti, prima
alla diga poi ad un lungo falsopiano in leggera salita che sovrasta il
lago artificiale. Un paio di tornanti, una lunga tirata al fondo del vallone
ed eccoci al rifugio Scarfiotti (m. 2.149) - da sotto vediamo il muro
che, con numerosi tornanti, ci porterà al posto di ristoro che
si intravede dal basso - in marcia, ciascuno con il proprio passo, Piero
come di consueto sempre rigorosamente in coda.
Parentesi: perchè sto sempre in coda? A chi non mi conosce voglio
spiegare che quando sono in bici non sono mai solo ma porto sempre con
me tre amici inseparabili che non mi lasciano un solo istante: i chili,
gli anni e le sigarette e sono tanti, sia gli uni che gli altri che le
altre e siccome sono molto pesanti devo rallentare per non lasciarli indietro.
Fine parentesi.
Al secondo tornante mi supera una ragazza con la maglia del'UIC: e tu
chi sei? chiedo. Silvia Negri di Torino, mi risponde e prosegue come un
razzo mentre io arranco con fatica. Subito dopo una voce chiede: sei Piero?
si, sono io; è Maurizio Godio di Salitomania che conosco via internet,
il cui sito è per me fonte inesauribile di informazioni e preziosa
miniera da saccheggiare a piene mani. Dieci minuti dopo altro urlo alle
mie spalle: è Liliane Busarello (belga con un'incantevole parlata
trentina) e Aldo Derù che avevo conosciuto sul Monte Baldo.
Breve sosta al rifornimento e poi ancora in marcia, ciascuno col proprio
passo. Supero con 3 tornanti il Colletto (m. 2.582) e nel pianoro sottostante
mi fermo al ponte sul Rio Fond (m. 2.577) per mangiare un panino e scattare
foto; guardando la discesa dal Colletto scorgo in arrivo un'altra maglia
biancoazzura: è Enzo Santa da Montanaro (TO) che arriva con Mario
Birolo e Gabriele Dani. Saluti e via. Mi raggiungono anche Ezzelino ed
Antonio. Mancano poco meno di 6 km e rimane da superare l'ultimo bastione
che mi porterà nei pressi del rifugio Ambin. Sono 8 tornanti con
pendenza media del 7-8 % e con il fondo a volte sconnesso, inframmezzato
da un breve tratto in asfalto rovinato. Al quarto tornante incrocio il
gruppo Corsera che sta scendendo. Foto di rito e riprendo a salire. Scorgo
infine un cartello che indica "ultimo km" e comincio a contare
i metri. Ultimo tornante, ultima interminabile traversa quasi in piano
e Giorgio, Walter, Enzo, Daniele mi accolgono al Rifugio Ambin. Il paesaggio
è decisamente di alta montagna: il laghetto, il ghiacciao ormai
grigio, ricoperto da detriti morenici, rigato da crepe e seraccate simili
alle branchie di uno squalo, e il vento gelido e sferzante che ti rende
consapevole che sei in alto, molto in alto.
Qui in cima altri incontri e sorprese: il leggendario Giovanni Guffanti,
il decano dell'UIC (classe 1929), bandiera e speranza per tutti coloro
che sperano di arrivare come lui, quassù, a quell'età; Pierre
Le Franc, giunto fin qui dalla Bretagna per essere con noi sul Sommeiller;
Massimo Peverada che con le sue appassionate descrizioni dei più
bei percorsi in MTB mi ha spinto di prepotenza sugli sterrati sassosi
di alta montagna; Mauro Timon, organizzatore della "Stella Alpina"
cui va il mio ringraziamento per aver creato l'occasione per questa preziosa
giornata; e tanti altri di cui non conosco i nomi ma con i quali ho condiviso
le fatiche e le gioie di questa interminabile ed esaltante salita.
Ultimo sforzo per percorrere la brevissima salita che conduce al Colle
del Sommelier est poi, tornando al Rifugio, Giorgio mi indica alla base
un segno ed un numero: 3.009 : è l'altitudine del Rifugio Ambin
recentemente misurata dagli Alpini. Non si vorrebbe mai scendere ma sono
ormai le 15 e, buoni ultimi, lasciamo il Sommeiller. Ultima sosta a Rochemolles
per ripulirci la gola dalla polvere e poi giù, senza freni o quasi,
per il riposante asfalto che ci riporta a Bardonecchia.
Forse mi sono lasciato prendere la mano nel descrivere questa giornata
ma mi dovete perdonare perchè ho finalmente capito che appartenere
all'UIC vuol soprattutto dire avere amici, tanti amici, con i quali condividere
i momenti più belli che un amante della bici e della montagna possa
sperare.
A proposito del Colle della Scala - nota di Giorgio Rossini
Come voi tutti sapete, sono di natura meticolosa, precisa, pedante per
alcuni, doti acquisite in Svizzera in quanto lavoravo in una fabbrica
di apparecchi di misura e macchine utensili di altissima precisione,
constatato la divergenza tra le carte stradali, topografiche, guide italiane
e francesi sul dove si trova esattamente il passaggio orografico del valico
nominato Colle della Scala, appena rientrato a casa, ho subito consultato
imiei archivi e trovo:
da parte italiana - il Colle della Scala é segnalato giustamente
subito dopo l'uscita della seconda galleria a quota 1778 metri. Valico
più che evidente da noi constatato, io e Piero, malgrado il cartello
" Col de l'Echelle 2 km" indicante il valico 2 km più
in giù;
da parte francese - le Col de l'Echelle, é segnalato più
in basso, lungo un corridoio morenico con cartello a quota 1762 metri,
che a mio parere non ha nulla di passaggio orografico, in quando la strada
continua scendere attraverso un lungo corridoio in direzione della Vallée
de la Clarée.
Per contro, consultando attentamente la carta topografica 1:25.000 dell'IGN
francese, essa segnala sull'evidente valico nominato in Italia Colle della
Scala, come il "Mauvais Pas 1779 m".
A confermare il mio punto di vista, dalla guida dei Monti d'Italia, Alpi
Cozie Settentrionalia edizini CAI-TCI, alla pagina 130, si legge:
"74. - Colle della Scala (Col de l'Echelle) 1778 m. profonda depressione
fra le rocce della Sueur 2272 m e la Guglia Rossa 2545 m; ....... Nella
parte meridionale il corridoio é sbarrato da un piccolo dosso
morenico 1762 m, su cui passava il vecchio confine italo-francesee dove
tutte le carte collocano erroneamente il Colle della Scala."
Dunque, dopo le dovute constatazioni il vero valico si trova dove sulle
carte italiane lo segnalano come il "Colle della Scala 1778 m"
e sulle carte francesi come il "Mauvais Pas 1779 m"
Surprise au col du Sommeiller
Les maillots de l'UIC à 3009m d'altitude
Dimanche
22 août, devant le refuge Ambin au col du Sommeiller, les maillots
bleu et blanc étaient nombreux et plus nombreux encore les membres
de l'UIC. Ils étaient 24 à s'être donné là-haut
un rendez-vous tacite, non prémédité, sur l'un des
cols les plus élevés que l'on puisse, en Europe, atteindre
en pédalant. La surprise était donc un " raduno "
spontané où à l'ordre du jour figurait seulement
fatigue, sueur et surtout la griserie des trois mille mètres, sans
paroles ni discours.
A l'origine de tout cela, la " Stella Alpina " qui, chaque année,
l'avant-dernier dimanche d'août, organise de manière informelle
ce rendez-vous pour les amoureux de la montagne et du vélo d'altitude,
des 1258m de la Piazza Statuto à Bardonecchia jusqu'au 3009m du
col du Sommeiller.
Mais venons en à la chronique détaillée de ce W-E
à Bardonecchia.
L'an dernier, lors d'une rencontre au lac de Candia Canavese, l'Alpino,
notre mythique secrétaire, s'y présente avec un VTT flambant-neuf,
de marque Piave, et nous annonce : voici mon nouveau vélo pour
le Sommeiller ! Depuis, toute sortie est devenue un entraînement
en vue du Sommeiller, cherchant des parcours muletiers qui puissent en
quelque façon préparer des néophytes du VTT à
un parcours aussi exigeant. Son enthousiasme nous a tous contaminé
et nous voici à affronter des parcours mythiques comme les crêtes
de l'Assietta et la traversée du col de Tende à La Brigue
sur des routes que nous considérons comme un hors d'uvre
avant le met plus consistant et savoureux que nous avons commandé.
Le jeudi 19 août, nous nous trouvons à Bardonecchia, excités
comme des gamins et nous passons la soirée à consulter les
cartes et faire des projets sous l'il amusé des hôtes
de l'Hôtel La Betulla.
Vendredi, dernière touche à la préparation avec la
courte montée au colle della Scala (ou col de l'Echelle, puisqu'il
est en territoire français).
Qui n'a jamais pédalé en compagnie de Georges ne sait ce
que veut dire pédaler à côté d'une casserole
de haricots en ébullition, une suite de rouspétances contre
tout et contre tous, manière toute personnelle d'exprimer un grand
amusement et une profonde satisfaction intime.
(note du traducteur : description tout à fait exacte, confirmée
lors d'une ascension du Nivolet à côté de Georges).
Et bien au Colle della Scala, Georges a donné le meilleur de lui
même quand quelques centaines de mètres après deux
courts tunnels, là où toutes les cartes indiquent le colle
della Scala, il a vu un panneau " col de l'Echelle 2 km " (l'altimètre
indique 1770m). Ciel ouvre-toi ! Ils jouent avec les panneaux ! les cols
sont une chose sérieuse ! Sans doute ont-ils confondu le "
mauvais pas " deux km plus loin avec le " col de l'Echelle "
? Et d'expliquer à la dizaine de cyclos présents, tous italiens,
que nous sommes au vrai " col de l'Echelle ". En allant vérifier
: 2km plus bas, sur un faux-plat, nous trouvons le panneau " col
de l'Echelle alt.1762m "(ici l'altimètre indique un peu moins
de 1700m), l'échange de panneaux est donc évident. Négligeant
le reste des commentaires de Georges, nous reprenons la route de Bardonecchia
avec un arrêt à Melezet où je connais un bon restaurant,
la Ciaburna, nous y prenons un repas spartiate, adapté à
des athlètes cyclistes.
Samedi, repos. A l'hôtel arrivent Nadia Kozjek et Walter Lo Forte
de Cinzano puis Daniele Giacomazzi de Bologne, puis Gianluca Arata avec
toute sa famille, nous accueillons ensuite le groupe Corsera de Milan
(Antonio Maiocchi, Luigi Cappellani, Simone Bianchi e Massimo Tuminia)
et plus tard 4 Cyclos Randonneurs Thononais (le club de Georges) avec
le président Jean-Luc Houot , Laurent Cassan, Bruno Jacquard et
Pierre Mathieux. Georges est heureux, avec les derniers arrivants de demain
matin, nous serons presque vingt.
Dimanche matin, réveil à 5h30, beau temps mais froid (environ
7°C). Déjeuner au buffet de la gare avec Daniele et Walter,
arrive Ezzelino Zappaterra, parti, avec le nouvel inscrit à l'UIC
Antonio Ferraretto, dès une heure du matin, de Rovigo ; il partira
plus tard et nous rejoindra en route. Daniele opte pour l'itinéraire
de la vieille Decauville tandis que nous (Georges, Walter et Piero) montons
par Rochemolles. Débuts durs, les muscles sont froids, la route
est encore à l'ombre et nous grimpons en silence repassant mentalement
le profil et les points caractéristiques que nous rencontrerons
en chemin.
Tout à coup, nous nous trouvons à Rochemolles, et à
San Rocco, où se termine le goudron et débute le chemin
muletier qui nous nous conduit par des lacets rapides, d'abord au barrage
puis à un long faux-plat qui surplombe le lac de retenue. Quelques
lacets, une longue tirée au fond du vallon et nous voici au refuge
Scarfiotti (2.149m). D'en bas, nous voyons, un mur avec ses nombreux lacets
qui nous porteront à un ravito que l'on entrevoit. En marche, chacun
à sa vitesse, Piero, comme d'habitude, rigoureusement en queue.
Parenthèse : pourquoi suis-je toujours le dernier ? pour ceux qui
ne me connaissent pas, je veux expliquer, qu'en vélo, je ne pars
jamais seul mais emmène toujours avec moi trois amis inséparables
qui ne me quittent pas un instant, les kilos, les ans et les cigarettes,
cela fait beaucoup et comme tous les trois sont très pesants, je
me dois de ralentir pour les attendre ! Fermons la parenthèse.
Au deuxième virage : je suis dépassé par une nana
vêtue du maillot UIC . Oh qui es-tu ? Silvia Negri de Turin me répond-t-elle
en s'en allant comme une fusée là où je me hisse
et ahane avec fatigue. A peine plus tard, une voix : es-tu Piero ? Oui,
c'est moi. C'est Maurizio Gaudio de Salitomania que je connais via Internet,
auteur d'un site, pour moi source inépuisable d'informations et
mine précieuse que je pille à pleines mains. Dix minutes
plus tard, autre cri derrière moi c'est Liliane Busarello (une
belge avec l'accent enchanteur du Trentino) et Albo Deru connu au Monte
Baldo.
Courte halte au ravito et puis en route, toujours chacun à son
pas, après trois lacets, je passe le Colletto (2582m) et je m'arrête
sur le pont du Rio Fond (2577m) pour manger un bout et prendre quelques
photos, dans la descente du Colletto, j'aperçois un autre maillot
blanc et bleu c'est Enzo Santa de Montanaro en compagnie de Mario Birolo
et de Gabriele Dani. Bonjour et en route. Me rejoignent encore Ezzelino
et Antonio. Il reste un peu moins de 6 km pour surmonter le dernier bastion
qui me portera au refuge Ambin, encore 8 lacets, pente moyenne 7-8%, chemin
en mauvais état entrecoupé d'une courte portion de bitume
abîmé. Au quatrième lacet, je croise le groupe Corsera
qui redescend . Photo bien sur et reprise de l'ascension. Finalement un
panneau " dernier km " et je commence à compter les mètres
! dernière traversée presque à plat et Georges, Walter,
Enzo et Daniele m'accueillent au refuge Ambin. Vrai paysage de haute montagne
: le lac, le glacier, à cette époque tout gris, recouvert
de détritus morainiques, strié de crevasses et de séracs
semblables au branchies d'un requin et le vent glacial et coupant qui
te confirme que tu es haut, très haut.
Ici d'autres rencontres et surprises : le légendaire Giovanni Guffanti,
doyen de l'UIC, (il est né en 29), symbole et espoir pour tous
ceux, qui espère arriver comme lui ici, aussi haut, à cet
age.
Pierre Le Franc, arrivé de Bretagne pour nous rejoindre au Sommeiller.
Massimo Peverada, dont les descriptions passionnées des plus beaux
parcours en VTT m'ont amené sur ces muletiers pierreux de haute
montagne ; Mauro Timon organisateur de la "Stella Alpina" que
je remercie pour nous avoir créer l'occasion de cette magnifique
journée ; et tant d'autres inconnus avec qui j'ai partagé
joie et fatigue de cette interminable et fascinante montée.
Dernier effort pour parcourir la dernière rampe qui porte au col
du Sommeiller puis retour au refuge où Georges me montre un signe
et un nombre : 3.009, c'est l'altitude du refuge Ambin récemment
mesurée par les " Alpini " (chasseurs alpins italiens)
Nous voudrions ne jamais descendre, mais il est 15 heures et, bons derniers,
nous abandonnons le Sommeiller. Dernière halte à Rochemolles,
pour nous rincer la gorge de la poussière et puis sans freiner
ou presque, l'asphalte reposante nous ramène à Bardonecchia.
Peut-être me suis-je laisser entraîner un peu loin en décrivant
cette journée mais vous devez m'excuser car j'ai finalement compris
qu'appartenir à l'UIC signifie avant tout avoir des amis, beaucoup
d'amis, avec qui partager les plus beaux moments qu'un amoureux du vélo
en montagne puisse espérer.
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Il percorso
dal sito
di Massimo Peverada www.peveradasnc.it/mtb/
Lunghezza:
26,66 Km sola andata
Tempo percorrenza: 5h s.a.
Località di partenza: stazione di Bardonecchia (piazza
Europa)
Cartografia: ISTITUTO GEOGRAFICO CENTRALE 1:25.000 n.
104 BARDONECCHIA MONTE THABOR SAUZE D'OULX - 1:50.000 n. 1 Valli di Susa
Chisone e Germanasca
Dislivello: 1695 metri (1655 a + 40 r)
Tipo: asfalto 7,16 Km (27%) - sterrato 19,50 (73%)
Periodo consigliato: agosto
Descrizione: dalla stazione ci portiamo verso il monumento a
Francesco Giuseppe Medail, posto lungo la via omonima, e dedicato a colui
"che primo concepi' l'ardita idea del traforo del Frejus dedicandovi i
suoi studi e la sua vita" (0,16 Km). Alle spalle di questo si prende il
sottopasso ferroviario e, una volta usciti, si svolta a sinistra lungo
la via Sommeiller (0,43). Superata la piazza Statuto (dove si puo' eventualmente
lasciare l'automobile ricordando pero' che al sabato l'area e' occupata
dal mercato) si incontra la deviazione per Millaures / Gleise (0,58) che
verra' intrapresa da coloro che hanno optato per il percorso "B". Poco
piu' avanti si incontra il portale d'ingresso del traforo ferroviario,
sul cui frontone notiamo la lapide con scritta in latino collocata nel
1921, in occasione del cinquantesimo anniversario del transito del primo
treno. Attraversato il torrente Rochemolles (1,07), continuiamo a risalirlo,
ora sulla sponda opposta. Prima di transitare sotto il viadotto autostradale,
segnaliamo la Caserma Difensiva del tunnel, costruita a tardo ottocento,
che ingloba l'evidente apertura della "galleria di direzione" e che costituiva
la difesa esterna piu' vicina. Protetta anteriormente dal torrente e sui
due fianchi da un fossato, era cintata da un muro provvisto di feritoie
per fucilieri. All'interno ospitava anche gli uomini del genio adibiti
a far brillare le mine qualora si fosse reso necessario interrompere la
via di comunicazione. La prima borgata che si incontra e' quella di Les
Issards (3,37), con locale trattoria, preceduta dalla cappella dedicata
a S. Luigi Gonzaga. Si arriva quindi al ponte "do Mourin" che da' accesso
alle abitazioni di Rochemolles (6,26). Poco dopo la cappella di S. Rocco,
dove termina l'asfalto, si continua a destra (6,90). Alcuni tornanti ci
portano agli ampi prati che circondano le Grange Mouchecuite, menzionati
tra l'altro nel libro "L'incendio" dello scrittore Mario Soldati. Si incrocia
quindi il percorso della vecchia decauville dove i percorsi "A" e "B"
si ricongiungono (9,78). Superato il rio Almiane (10,54), si affianca
il lago artificiale dell'ENEL con percorso che si mantiene pianeggiante
per circa due chilometri. La diga venne realizzata dalle Ferrovie dello
Stato nel 1930. In origine doveva essere del tipo ad archi multipli ma,
a seguito del crollo di una diga simile a Gleno (BG), il progetto venne
rivisto adottando la tecnica a gravita' massiccia in calcestruzzo. Lo
sbarramento misura 60 metri in altezza e presenta un arco appena pronunciato
lungo circa 200 metri con larghezza di metri 5 alla sommita' che diventano
45 alla base. Il materiale inerte necessario alla sua realizzazione (sabbia,
ghiaia, pietrame) venne prelevato al Plan du Fond, dove sorge il rifugio
Scarfiotti. Oggi, a testimonianza delle tre cave, sono rimasti altrettanti
laghetti dal caratteristico colore smeraldo. Il bacino ha una capacita'
di 3.900.000 metri cubi. Nei pressi del monumento che commemora
i 31 alpini del Battagliano Fenestrelle travolti nel gennaio del 1931
da una valanga (13,17), si attraversa il rio, incontrando poco dopo la
fontana del Baby. Passando poco sopra le Gr. Picreux ed attraversato un
ponte realizzato con assi di legno, si perviene al Plan du Fond dove lasciamo
a sinistra la deviazione per il rifugio (15,23). La strada che stiamo
ora percorrendo venne realizzata dalla VARO (Societa' per l'incremento
turistico del Vallone di Rochemolles) all'inizio degli anni '60 per raggiungere
gli impianti per la pratica dello sci estivo sul ghiacciaio Sommeiller
(furono gli unici nelle Alpi Cozie), da decenni abbandonati a seguito
del ritiro del medesimo. La stessa societa' realizzo' anche un rifugio
con funzione di alberghetto. Il transito sulla strada era soggetto al
pagamento di un pedaggio (un tot a persona). Affrontiamo dunque i numerosi
e geometrici zig-zag della Rousse che precedono il Piano dei Morti ed
il Colletto (20,42). Da questo, con una breve discesa, ci portiamo al
Pian dei Frati, l'ultimo tratto pianeggiante, dove attraversiamo su ponte
il rio di Fond (21,02). Al termine del pianoro, ci aspetta un imprevisto
tratto asfaltato, dal quale si stacca il sentiero per il Passo Fourneaux
(21,91). Con un'altra serie di tornanti, in un paesaggio dove la vegetazione
e' ormai scomparsa, si aggira il Pian di Patare', dove vi sono i resti
di un piccolo laghetto. Ci aspettano poi gli ultimi 3 tornanti, molto
impegnativi per via del fondo abbastanza rovinato. Si arriva finalmente
al Colle Sommeiller (26,66 - ad essere pignoli si tratta di quello est),
posto sul confine italo-francese, tra la Rognosa d'Etiache e la Punta
Sommeiller. Qui troviamo anche un grazioso laghetto ed il rifugio Ambin,
nome col quale era indicato un tempo il colle.
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