Stelviobike - 4 settembre 2004
pedalata lungo i mitici tornanti dello Stelvio, senza traffico e in compagnia di migliaia di ciclisti

Emozionante. E' la prima parola che mi viene im mente per definire la stupenda giornata di bicicletta e di montagna che ho vissuto sabato 4 ottobre.
Emozionante pedalare con migliaia e miglia di persone sui tornanti più famosi e più belli del mondo del ciclismo, senza l'assillo l'ostacolo del traffico e senza l'assillo di tempi da rispettare; una festa del mondo delle 2 ruote a pedali che da stime approssimative ha visto la partecipazione di circa 8000 ciclisti saliti allo Stelvio dai 3 versanti ciclabili: Bormio, Trafoi e Santa Maria. A parte lo scenario ed il numero di partecipanti, questa manifestazione ha moltissimi punti in comune con la salita al Colle del Sommeiller di poche settimane fa: anche là nessuna formalità, nessun tempo massimo o minimo, solo montagna e bici.
Credo che questa sia la vera dimensione del cicloturismo in montagna ed il successo di queste manifestazioni lo provano.
estremamente significativo è stato vedere, ad ogni tornante, ciclisti fermarsi per tirare il fiato, fotografare le montagne ed i ghiacciai, sorridere agli altri che proseguivano: sicuramente tra questi protagonisti c'erano gli accaniti delle granfondo che hanno pedalato, per una volta tanto, a testa alta, trascurando i dati registrati dal computerino sul manubrio ma registrando con gli occhi e nella mente il paesaggio, i volti delle persone tutti sorridenti, anche se in alcuni casi (come il mio) il sorriso mascherava la smorfia della fatica che comunque era tanta. Ed anche qui le maglie dell'UIC erano presenti.
Ma veniamo alla cronaca.
Christian Abbà mi aveva segnalato questa manifestazione con tale insistenza e calore che avevo deciso di parteciparvi, così, venerdì 3 settembre pianto moglie e suocera in Liguria e dopo una breve sosta a Milano per lavoro raggiungo Trafoi con la mia fida Olmo nel baule. Già ero stato sullo Stelvio 2 anni fà dal versante di Bormio, nella quasi totale solitudine di un giorno feriale di settembre avanzato ed avevo ammirato dall'alto i bianchi tornanti che salivano da Trafoi. Adesso per quei tornanti mi toccherà salire.
L'Hotel Madatsch che avevo prenotato via internet si rivela una piacevole sorpresa: bella costruzione in pietra e legno, situata al 45° tornante sulla via che conduce allo Stelvio, ma sopprattutto cordiale ospitalità da parte della famiglia Angerer (Giuseppe Angerer è stato campione di discesa libera negli anni 60) e trattamento sontuoso al ristorante: merita davvero una segnalazione.
Sabato mattina, dopo abbondante colazione, partenza alle 8.00. La strada, non ancota chiusa al traffico, è quasi deserta. La partenza a freddo è dura, anche perchè il 44° tornante si trova dopo una tirata di poco meno di 2 km ed i tornanti sono un sollievo se si prendono, come abitualmente faccio io, all'estremo limite esterno ed aiutano a scandire la salita. Dopo circa mezzora cominciano ad arrivare i ciclisti partiti da Spondigna o da Prato allo Stelvio ed in breve la strada diventa un nastro multicolore che si snoda lentamente verso l'alto. Primo rifornimento e prima sosta, poi altra tirata fino al secondo rifornimento situato a Sottostelvio. Qui la sensazione che i ciclisti sono parecchie migliaia diventa una conferma. Da Sottostelvio il Passo dello Stelvio si vede nitidamente; mancano ancora 8 km e sono quasi tutti bene in vista, un susseguirsi di tornanti mozzafiatosui quali nei prossimi 120 minuti lascerò un paio di litri di sudore. I 22 tornanti che mancano al valico sono la quintessebza del ciclismo su strada e li affronto con un certo timore reverenziale ma via via mi che salgo accorgo che non sono l'inferno temuto ma una scala ripida che conduce al paradiso dei ciclisti. 22° tornante, 21°, 20°, 19°, ....5°, 4°, 3°: un curioso interrogativo mi passa per la testa: esisterà il tornante 0°? Lo chiedo ad un rude altoatesino che mi risponde serio serio: no, non c'è, io ci sono già stato e ti garantisco che non c'è. Passata la curva dopo il 1° tornante metto piede a terra: per salire al valico bisogna fare la coda e percorrere a piedi gli ultimi 200 metri. Quanta gente e quante biciclette!! Scatto alcune foto e mi faccio fotografare dall'amico Paolo di Reggio Emilia, in attesa di posare sotto il mitico cartello uffiiciale. Alla fine sgomitando ci riesco. Poi mi mangio un panino con tedechissimi crauti e salsiccia e mi avvio in discesa con molta cautela perchè tanti e tanti stanno ancora salendo. Giornata stupenda da ripetere senz'altro il prossimo anno: salirò dal versante di Santa Maria.

Il sito della manifestazione
Le foto