Emozionante.
E' la prima parola che mi viene im mente per definire la stupenda giornata
di bicicletta e di montagna che ho vissuto sabato 4 ottobre.
Emozionante pedalare con migliaia e miglia di persone sui tornanti più
famosi e più belli del mondo del ciclismo, senza l'assillo l'ostacolo
del traffico e senza l'assillo di tempi da rispettare; una festa del mondo
delle 2 ruote a pedali che da stime approssimative ha visto la partecipazione
di circa 8000 ciclisti saliti allo Stelvio dai 3 versanti ciclabili: Bormio,
Trafoi e Santa Maria. A parte lo scenario ed il numero di partecipanti,
questa manifestazione ha moltissimi punti in comune con la salita al Colle
del Sommeiller di poche settimane fa: anche là nessuna formalità,
nessun tempo massimo o minimo, solo montagna e bici.
Credo che questa sia la vera dimensione del cicloturismo in montagna ed
il successo di queste manifestazioni lo provano.
estremamente significativo è stato vedere, ad ogni tornante, ciclisti
fermarsi per tirare il fiato, fotografare le montagne ed i ghiacciai,
sorridere agli altri che proseguivano: sicuramente tra questi protagonisti
c'erano gli accaniti delle granfondo che hanno pedalato, per una volta
tanto, a testa alta, trascurando i dati registrati dal computerino sul
manubrio ma registrando con gli occhi e nella mente il paesaggio, i volti
delle persone tutti sorridenti, anche se in alcuni casi (come il mio)
il sorriso mascherava la smorfia della fatica che comunque era tanta.
Ed anche qui le maglie dell'UIC erano presenti.
Ma veniamo alla cronaca.
Christian Abbà mi aveva segnalato questa manifestazione con tale
insistenza e calore che avevo deciso di parteciparvi, così, venerdì
3 settembre pianto moglie e suocera in Liguria e dopo una breve sosta
a Milano per lavoro raggiungo Trafoi con la mia fida Olmo nel baule. Già
ero stato sullo Stelvio 2 anni fà dal versante di Bormio, nella
quasi totale solitudine di un giorno feriale di settembre avanzato ed
avevo ammirato dall'alto i bianchi tornanti che salivano da Trafoi. Adesso
per quei tornanti mi toccherà salire.
L'Hotel Madatsch
che avevo prenotato via internet si rivela una piacevole sorpresa: bella
costruzione in pietra e legno, situata al 45° tornante sulla via che
conduce allo Stelvio, ma sopprattutto cordiale ospitalità da parte
della famiglia Angerer (Giuseppe Angerer è stato campione di discesa
libera negli anni 60) e trattamento sontuoso al ristorante: merita davvero
una segnalazione.
Sabato mattina, dopo abbondante colazione, partenza alle 8.00. La strada,
non ancota chiusa al traffico, è quasi deserta. La partenza a freddo
è dura, anche perchè il 44° tornante si trova dopo una
tirata di poco meno di 2 km ed i tornanti sono un sollievo se si prendono,
come abitualmente faccio io, all'estremo limite esterno ed aiutano a scandire
la salita. Dopo circa mezzora cominciano ad arrivare i ciclisti partiti
da Spondigna o da Prato allo Stelvio ed in breve la strada diventa un
nastro multicolore che si snoda lentamente verso l'alto. Primo rifornimento
e prima sosta, poi altra tirata fino al secondo rifornimento situato a
Sottostelvio. Qui la sensazione che i ciclisti sono parecchie migliaia
diventa una conferma. Da Sottostelvio il Passo dello Stelvio si vede nitidamente;
mancano ancora 8 km e sono quasi tutti bene in vista, un susseguirsi di
tornanti mozzafiatosui quali nei prossimi 120 minuti lascerò un
paio di litri di sudore. I 22 tornanti che mancano al valico sono la quintessebza
del ciclismo su strada e li affronto con un certo timore reverenziale
ma via via mi che salgo accorgo che non sono l'inferno temuto ma una scala
ripida che conduce al paradiso dei ciclisti. 22° tornante, 21°,
20°, 19°, ....5°, 4°, 3°: un curioso interrogativo
mi passa per la testa: esisterà il tornante 0°? Lo chiedo ad
un rude altoatesino che mi risponde serio serio: no, non c'è, io
ci sono già stato e ti garantisco che non c'è. Passata la
curva dopo il 1° tornante metto piede a terra: per salire al valico
bisogna fare la coda e percorrere a piedi gli ultimi 200 metri. Quanta
gente e quante biciclette!! Scatto alcune foto e mi faccio fotografare
dall'amico Paolo di Reggio Emilia, in attesa di posare sotto il mitico
cartello uffiiciale. Alla fine sgomitando ci riesco. Poi mi mangio un
panino con tedechissimi crauti e salsiccia e mi avvio in discesa con molta
cautela perchè tanti e tanti stanno ancora salendo. Giornata stupenda
da ripetere senz'altro il prossimo anno: salirò dal versante di
Santa Maria.
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