2002-2003
La bici racconta
Le velo reconte
La bicicleta cuenta
The bike talks

 

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15
 
06/09/03
Ancora...Tullio e la Bala Tullio Pavanelli
 
14
 
12/09/03
L'UIC è presente in Belgio Jacques Frank e Piero Rota
 
13
 
05/05/03
L'incompiuta: Allos, Champs e,,, Piero Rota
 
12
 
05/05/03
Le Col du Sommeiller Michel Laloux
 
11
 
05/05/03
Le creste della Bala Tullio-Tullio-Umberto-Piero
 
10
 
01/05/03
Passo Spluga Piero Rota
 
9
 
14/04/03
Due giorni a Città di Castello Piero Rota - Giordano Castagnoli
 
8
 
21/03/03
I valichi dell'Oltrepò Piero Rota
 
7
 
09/03/03
La salita al Colle di Sampeyre Piero Rota
 
6
 
09/02/03
Le giovani speranze dell'UIC sul Ventoux Jacques & Jules
 
5
 
22/01/03
La bici è poesia Pierdomenico Valcamonici
 
4
 
26/01/03
Altre foto di Loano Mauro Di Rosso
 
3
 
02/01/03
Entroterra ligure di ponente Jacque Frank
 
2
 
21/12/02
Il Nivolet Piero Rota
 
1
 
21/12/02
Lo Stelvio Piero Rota
 
 
   

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


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  Entroterra ligure di ponente  
   
 
   
La sella di San Bernardo di Conio dalla Colla d'Oggia
 
     
   
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L' ultima salita dell' anno 2002: sullo fondo La Gorezze
 
     
   
 
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  Altre foto di Loano  
   
 
     
   
 
   
 
   
 
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La bici è poesia - da Rimini con amore
testi e foto di Pierdomenico Valcamonici

 
   
 
   
Il Ciclista

Pigiando allegramente sui pedali,
egli va per l'assolata strada di compagna,
sul monte o in collina
talvolta col vento o la pioggia.

Lunga è la strada, sembra perdersi all'orizzonte.
Ma dopo una curva, come per incanto,
eccone un altro tratto, e un altro ancora.

Ed egli pedala felice,
pensando a quanto sia bella la natura coi suoi colori,
e ringraziando Colui che l'ha creata
sussurra con voce vibrante:
Grazie o Signore mio Dio,
creatore del cielo e della terra
per le emozioni che mi fai provare.
E poi con un guizzo veloce, felice, pedala verso casa.

 
   
 
   
Il cavallo d'acciaio

Andare in bicicletta è una passione
che prende un po', mo guarda là,
ad ogni stagione e ad ogni età.

Ogni anno che passa è sempre più dura,
ma però sei allegro perché pedali in mezzo alla natura.
E quando lo stomaco fa la lagna
al primo bar se beve e se magna.
E poi si riparte a gran carriera, per arrivare a casa,
o all'albergo, prima di sera.

Quando si pedala, poi, in mezzo al verde
e il nostro sguardo lontano si perde,
la fatica non fa più paura
e i nostri polmoni si riempion d'aria pura.

Tutti lo sappiamo: tra noi c'è chi va forte e chi va piano,
però tutti pronti a dare una mano
per arrivare fino alla cima
aspettando gli altri chi arriva prima.
Questo è un gruppo ben composto,
di varie regioni, non tutti del posto,
tutti pronti ad affrontare la salita,
sia sulla strada che nella vita.

E allora?
Due Ruote e puoi sfidare il mondo,
puoi arrivare primo,
puoi arrivare in fondo,
puoi arrivare in cima.
Due ruote per dimostrare che puoi.
Agli altri, ma prima di tutto a te stesso.

 
   
 
   
Sensazioni

Mi inoltro allegramente nella campagna
E la luce del mattino, del pomeriggio o della sera,
sia inverno, primavera, autunno o estate,
sia che faccia freddo o vi sia il sole,
entra dolcemente nei miei occhi
che si beano di si dolce visione.

Poche pedalate bastano
E una miriade di colori e forti emozioni mi assale.
Oh quante volte sono rimasto a guardare,
immobile, pensieroso, sconcertato, in lotta con lo spirito
e gli occhi freneticamente in movimento,
le bellezze del creato.

E mentre pedalo rubo sensazioni,
luci, colori che agli occhi miei si presentano, chiedendomi:
riuscirò a non rovinare ciò che Tu, o Signore
creatore del cielo e della terra mi offri?

Continuo a pedalare, assolutamente convinto che
tutto ciò che vedo e che tu hai creato, o Signore,
per me, sono le cose più belle del mondo
perciò umilmente ti dico:
grazie o Signore mio Dio, per le emozioni che mi dai.

 
   
 
A
   
 
   
 

Le giovani speranze dell'UIC sul Ventoux

 
   
 
    Caro piero,
ti mando la fotografia dei piu giovanni del UIC (dejace Jules, Jacques
Franck). Siamo sulla vetta del Mont Ventoux. Abbiamo fato la salita con 10
altri del mio club del Belgio. Per noi, è la quarta volta che abbiamo
fato la salita. La seconda volta per i nostri 65 anni, la terza per i 70
anni . Speriamo fare ancora nostri 75 anni nell anno 2005.
I colore dei UIC sono bellissime et sono perfette per la colore del cielo
della Provincia !
ciao.
jacques

 
    Jacques Frank e Jules Dejace sulla vetta del Ventoux  
   
Il gruppo degli amici belgi
 
   
 
A
   
 
   
 

La salita al Colle di Sampeyre

 
   
 
   

Ieri, 15 maggio, sono salito al Colle di Sampeyre, continuando una abitudine che dura da alcuni anni e cioè di fare alcune salite del Giro d'italia qualche settimana prima che ci passino i corridori, e poi, il giorno della tappa, incollarmi al televisore per ripercorrere con loro la strada e rivivere le sensazioni cha allora ho provato.
Avevo cominciato con la salita di Oropa, poi con il Fauniera (non me ne voglia Georges se chiamo così il Colle dei Morti), Sant'Anna di Vinadio, il Pordoi, il Fedaia-Marmolada ecc. quest'anno tocca al Sampeyre.
I dettagli della salita li lascio alle foto e ai brevi commenti che le accompagnano. Quello che mi preme è cercare di trasmettere sensazioni, di condividere con chi mi legge i pensieri che mi passano per la testa mentre sto pedalando
Il "Progetto Sampeyre" era nato nella mia testa il giorno in cui era stato presentato il Giro d'Italia 2003. Di quella parte del Cuneese avevo già percorso i valichi più importanti: Agnello, Fauniera, Esischie, Colle della Lombarda, Sant'Anna di Vinadio. Da più di un mese avevo cominciato a consultare l'altimetria e a leggere alcune descrizioni della salita; una in particolare mi aveva impressionato e ve la riporto dal sito dell'Associazione Sportiva Fausto Coppi on the Road www.faustocoppi.net :

"In una classificazione di difficoltà basata su svariati parametri, proprio questa salita è, statistiche alla mano, la più dura in assoluto del cuneese.
Qualcuno può pensare che stia volutamente facendo del “cicloterrorismo” a buon mercato, ma c’è un precedente che va assolutamente considerato.
Questa salita entrò nel tracciato della F.C. già nel ’97 alla quale presi parte, ed anche allora si arrivava dalla discesa del Col d’Esischie, salendo vidi, mai come prima di allora mi capitò, ma neppure poi in seguito, file (plurale) di ciclisti tornare indietro in discesa, rinunciando a salire e ritirarsi in massa, ne fui indelebilmente impressionato. Quelle maglie arancioni e quelle facce stravolte e rassegnate che tornavano indietro, le ho ancora tutt’oggi stampate davanti agli occhi.
Subito l’inclinazione dei “corrimano” bianchi, danno l’esatta percezione della pendenza iniziale: 15 % secco, a freddo.
L’ascesa è spietatamente dura ed aspra e al contempo affascinante, come l’orrido con pareti a strapiombo che il torrente Elva 30, 40 metri più in basso, si è scavato nei millenni e che l’ardita strada ora sovrasta, questa, sempre a rischio di caduta pietrisco.
Al km. 3, allo sbucare da un tunnel, facente parte di una breve serie scavati direttamente nella nuda roccia, la strada concede 150 m. di discesa ed una 50na di spiano, poi è quasi tutto un “pianto”!
Quel quasi sta per 1,5 km., nell’insieme, sotto al 5 %, posto quasi tutto con un km. filato (dal 4,3 al 5,3), con una media del 3,5 %.
Tutto il resto sarà per la maggior parte in doppia cifra, e per un km. totale diviso in cinque tranches, toccherà l’inclinazione massima di partenza: 15 %.
Al km. 12,3 (Colle della Cavallina), incrocia il bivio che sale da Stroppo, il Sampeyre si vede benissimo, è lì, in alto a sinistra e il lungo spartiacque prativo, cela la spettacolare piramide del Viso. Pare d’essere arrivati, ma è una pia illusione, il classico “ultimo, piccolo, breve sforzo” non sarà né ultimo, né piccolo, né breve, anzi, saranno i vostri… quasi quattro km. più lunghi che mai abbiate pedalato, per giunta, con una mini beffa finale.
Lungo i 16,2 km. di tutta la salita, incontrerete pochissimi tornanti ad aiutarvi, due dei quali piazzati 50 m. prima del valico, ando ormai non servono più."

Al momento di venire al dunque cercavo continuamente scuse per rimandare: il tempo non è buono, c'e ancora la neve, ho del lavoro da terminare ecc.
Ma poi le scuse sono finite ed eccomi qui al bivio della statale 22 della Val Maira - una foto e via.
Dopo 500 metri cominciano le recriminazioni: perchè non ho fatto qualche chilometro di riscaldamento? perchè non sono andato alle cascate del Toce? perchè ho imparato ad andare in bicicletta? perchè mi vado sempre a infognare su queste salite? Chi me l'ha fatto fare?!
Ecco: quando arrivo a pormi quest'ultima domanda vuol dire che comincio a divertirmi veramente.
Il Vallone d'Elva è di una bellezza orrenda, la strada è una sottile cengia appesa sul torrente che cento metri più sotto scorre impetuoso scavandosi il letto tra le rocce.
Le gallerie si susseguono come buchi neri. Riuscirà mai a vedere la luce dall'altra parte?
Per fortuna ho deciso di documentare la salita con numerose foto, ma per fare le foto devo fermarmi così tiro il fiato. Il problema è ripartire con queste pendenze,
Qualche zig-zag non fa male ma la strada è stretta è non è facile.
Ho fame. Mi sparo un flacone che io, scherzando con i miei figli, chiamo "nandrolone" - in realtà è maltodestrina Enervit.
Finalmente arrivo alle case intraviste dal basso. La locanda San Pancrazio è aperta ma la cucina è chiusa - mi accontento di un panino.
Il proprietario mi parla dei percorsi in mountain bike che un gruppo di persone mantiene in valle: circa 200 km suddivisi in tappe, ciascuna tappa con posti di sosta per appoggio - mi promette di inviarmi del materiale da pubblicare sul sito - lo farò molto volentieri doprattutto dopo aver ammirato gli stupendi affreschi quattocenteschi della chiesetta della borgata Serre di Elva.
Riparto con le parole dell'albergatore che mi ronzano in testa: "ci sono ancora tratti molto duri. ma vedrà che ci arriva".
Alcuni tratti sono veramente duri, altri più pedalabili (si fa per dire) al 5-6%.
Dopo il bivio di Stroppo sento il fischiare delle marmotte - ne vedo una ma riesco a fotografare solo la tana dove si è rifugiata.
Ormai ho passato i 2.000 metri e tratti al 10% si alternanano ad altri più agevoli.
Improvvisamente ed imprevidibilmente, in una improbabile finestra apertasi nel black-out totale della telefonia cellulare, squilla il telefonino. é mio nipote che in coda sulla tangenziale di Milano mi annuncia che andrà a passare il fine settimana ad Alassio. Ecco il dilaogo:
Lui: "posso, zio?"
Io: "......"
Lui: "posso, zio?"
Io: ".........."
Lui: "zio, ti senti bene?"
Io: "......sssi, bene, va bene, ciao"
I puntini, come avrete intuito, stanno per grugniti, ansiti, suoni inarticolati.
Proseguo. Ombre nere mi passano davanti. Sono corvi ma mi piace pensare che siano aquile.
Alzo la testa - finalmente intuisco il valico, anzi ci sono proprio perchè poi la strada comincia a scendere.
Lontano sento la ruspa che libera dalla neve il versante della Val Varaita.
Allora compio un rito salutare e distensivo nello stesso tempo: una breve passeggiata sulla neve a piedi nudi fumando golosamente una sigaretta.
Sono il padrone del mondo e lo guardo dall'alto in perfetta solitudine. Durante la salita ho incontrato 4 automobili, un furgoncino, una cinquantina di vacche, un ciclista che scendeva mentre salivo, un ciclista che saliva mentre scendevo, 3 persone alla locanda, una marmotta.
Sono ormai le 5 - è ora di scendere.
Mi sento un leone ma anche i leoni alla sera tornano a casa.

Piero Rota - 15 maggio 2003

 
   
 
A
   
 
   
 

I valichi dell'Oltrepò

 
   
 
   

In 70 chilometri 7 valichi a cavallo tra pavese e piacentino.
La descrizione sarà in seguito inserita tra i Percorsi italiani
Per ora
le foto

La planimetria
L'altimetria
 
   
 
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Due giorni a Città di Castello

 
       
   

La riunione del Direttivo UIC a Città di Castello, nei giorrni 14 e 15 giugno è stata l'occasione per un mini raduno e per due piacevolissime uscite in bici nella zona a cavallo di tre regioni: Toscana, Umbria, Marche.
Sponsor e anfitrione delle due giornate è stato Giordano Castagnoli che ha organizzato il soggiorno e le uscite di sabato e domenica.


Sabato mattina (foto) breve uscita a 6 (Georges, Tullio Pavanelli, Giordano, Piero e due amici di Città di Castello: meta Nonte Santa Maria Tiberina (m. 688) e i colli circostanti.
Domenica (foto) giro più consistente sia come percorso che come partecipanti (Giordano e i due amicim Mauro, Carlo, Georges, i due Tullio, Flavio, Emanuele, Ameris, Alfonso.

 
   
 
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Passo Spluga

 
   
 
   

In pianura siamo sui 38-40 gradi, allora è meglio andare in alto, anche in vista del prossimo girosulle Creste della Bala in compagnia dei due Tullio di ferro: Forelli di Iseo e Pavanelli di Trento, fissata per il 28 giugno.

Partenza da Chiavenna verso il Passo dello Spluga m. 2113 (foto) nella speranza di trovare temperature più accettabili e per vedere quanto incidono i 5 chili in meno che in un mese e mezzo sono riuscito a perdere.

Giornata stupenda e piacevoli incontri, tutti rigorosamente in lingua tedesca, con nuovi amici ciclisti come Markus e Anna ai quali ho dato appuntamento su queste pagine

 
   
 
A
   
 
   
 

La cresta della Bala

 
   
 
   

Tullio Pavanelli, Umberto Giordani, Tullio Forelli, Piero Rota : un quartetto UIC su uno dei percorsi più spettacolari e gratificanti che un ciclista di montagna possa sperare.

Percorso mitico: una cavalcata attorno ai 2.000, con la dura salita in quota al Passo Maniva e al Dosso dei Galli e la discesa su Bagolino ed il Lago d'Idro. Uno scenario imponente caratterizzato non da ardite cime dolomitiche ma da ampi spazi aperti, non dai tornanti geometrici con fondo da biliardo ma da un aspro sterraton che per una decina di chilometri in salita, in discesa, in piano, trasporta il ciclista indietro negli anni, lo fa sentire pioniere di un ciclismo passato, mai morto.

Riportiamo le prime impressioni visive suddivise in quattro sezioni:

Da Anfo al Passo Baremone (passo di Marè)
Da Passo Baremone al Passo Maniva
Dal Passo Maniva al Passo Crocedomini
Dal Passo Crocedomini ad Anfo


Il commento di Tullio Pavanelli

Relazione dell'attraversata delle Creste della Bala.

Il giorno 28.06.03, quattro ardimentosi associati UIC.

Piero Rota n. 95
Forelli Tullio n. 25
Giordani Umberto n. 13
Pavanelli Tullio n. 9

Hanno deciso di cimentarsi nel giro delle Creste della Bala, per accumulare passi.
Di seguito la descrizione per che non lo sapesse:

Da Anfo a Passo Maniva km. 25,5 nei quali si scalano:

1. passo di Cuca Chetoi mt. 895 - n. 1219
2. passo di Cuca del Frinco mt. 1.290 - n. 1218
3. passo del Maré mt. 1.418 - n. 1217
4. passo della Spina mt. 1.521 - n. 1216
5. passo della Berga mt. 1.527 - n. 1215
6. passo del Dosso Alto mt. 1.727 - n. 1213
7. passo di Maniva mt. 1.664 - n. 1214
8. goletto dei Zocchi mt. 1.795 - n. 1212

Da passo Maniva a Passo di Croce Domini km. 18,2 nei quali si scalano:

9. goletto delle Crocette mt. 2.071 - n. 1122
10. passo di Dasdana mt. 2.070 - n. 1123
11. passo del Dosso dei Galli mt. 2.103 - n. 1124
12. goletto del Giogo della Bala mt. 2.129 - n. 1125
13. goletto La Grapa mt. 2.115 - n. 1126
14. passo di Lavena mt. 2.042 - n. 1127
15. goletto di Rondinino mt. 2.011 - n. 1128
16. passo di Croce Domini mt. 1.892 - n. 1129

Da passo Croce Domini a Val Dorizzo km. 12,7 nei quali si scalano:

17. goletto di Cadino mt. 1.938 - n. 1130
18. goletto Gàvero mt. 1.783 - n. 1131

Da Val Dorizzo a Bagolino km. 7,3
Da Bagolino a Riccomassimo km. 10,8
Da Riccomassimo a S. Antonio km. 8,8

Giornata stupenda, con partenza in salita.
Da Anfo al passo Rosa di Baremone (Marè), Km 11, metri 1.038 di dislivello.
Traffico inesistente.
Vicino al passo Dosso Alto, esiste il passo delle Portole, raggiungibile un poco a piedi ed in bici su sentiero abbastanza buono.
E' un passo stupendo, da gustarsi per intero.
A passo Maniva, i quattro ardimentosi si sono separati.
Giordani e Pavanelli, sono andati in avanti, mentre Forelli e Rota hanno proseguito con tranquillità.
I sette passi oltre i metri 2.000, ci riportano indietro nel tempo, ma sono di una bellezza unica.
Unico neo, sono quasi tutta strada bianca, ma percorribile con la bici ultraleggera.
Cacciatori di passi, non potete dimenticare quasto giro, dove si mettono in carniere ben 18 passi (per alcuni 19) di cui 7 oltre i metri 2.000.

 
   
Il percorso
Il profilo altimetrico
I valichi

Da Anfo a Passo Maniva: km. 25,5 nei quali si scalano:

1. passo di Cuca Chetoi: m. 895 - n°. 1219
2. passo di Cuca del Frinco: m. 1.290 - n°. 1218
3. passo del Maré: m. 1.418 - n°. 1217
4. passo della Spina: m. 1.521 - n°. 1216
5. passo della Berga: m. 1.527 - n°. 1215
6. passo del Dosso Alto: m. 1.727 - n°. 1213
7. passo di Maniva: m. 1.664 - n°. 1214
8. goletto dei Zocchi: m. 1.795 - n°. 1212

Da passo Maniva a Passo di Croce Domini: km. 18,2 nei quali si scalano:

9. goletto delle Crocette: m. 2.071 - n°. 1122
10. passo di Dasdana: m. 2.070 - n°. 1123
11. passo del Dosso dei Galli: m. 2.103 - n°. 1124
12. goletto del Giogo della Bala m. 2.129 - n°. 1125
13. goletto La Grapa: m. 2.115 - n°. 1126
14. passo di Lavena: m. 2.042 - n°. 1127
15. goletto di Rondinino: m. 2.011 - n°. 1128
16. passo di Croce Domini: m. 1.892 - n°. 1129

Da passo Croce Domini ad Anfo km. 33,4 nei quali si scalano:

17. goletto di Cadino: m. 1.938 - n°. 1130
18. goletto Gàvero: m. 1.783 - n°. 1131

Da Anfo a Passo Baremone Km. 11,2
Da Passo Baremone a Passo Maniva Km. 14,3
Da passo Maniva a Passo di Crocedomini Km. 18,2
Da passo Croce Domini ad Anfo Km. 33,4
Totale km Km. 77,1

 
   
 
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Le Col du Sommeiller

 
   
 
    Photos de l'ascension au Col du Sommeiller par Michel Laloux  
   
 
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L'incompiuta: Allos, Champs e...

 
   
 
   

... Cayolle. Il programma era ambizioso, almeno per me: da Barcellonnette a Barcellonnette via Col d'Allos (m. 2.250), Colmars, Col des Champs (m. 2.087), St. Martin d'Entraunes, Col de la Cayolle (m. 2.327), Barcelonnette - km 118, dislivello complessivo di circa 3250 metri con circa 50 km di salita, il resto discesa, pianura zero. tutti coloro ai quali avevo esposto il mio programma mi avevano risposto: "c'eat mieux deux jours" e credo proprio che vessero ragione, anche perchè le cose non erano andate come avevo in mente. Il mio programma era molto semplice: 8 ore per i 50 km di salita (comprese le inevitabili soste), 3 ore di discesa ai 25 all'ora per i 70 km di discesa, 1ora di ....imprevisti, totale 12 ore: si parte alle 6 del mattino e si torna alle 6 di sera, se va male alle 7. Tutto era logico se non chè:
1 - mio figlio dice: vengo anch'io, ed io cosa rispondo" no tu no? rispondo: molto bene! anche perchè la nostra amica Maria si dichiara disposta a seguirci in auto. Cosa posso volere di più? auto al seguito significa non portare nessun peso superfluo (oltre il mio naturalmente).
2 - partiti in auto da Alassio, arriviamo a Barcellonnette alle 8 di sera e dopo aver bussato ad un centinaio di Hotel finalmente troviamo una camera a quattro letti a Le Lauzet a circa 20 km da Barcelonnette - poco male, penso, vuol dire che ci alzeremo un po prima, e saliremo in bici con un po di ritatardo, ma ci stiamo dentro - in realtà dopo una riunione operativa viene stabilito a maggioranza che una buona ora per partire sono le 8 (per la cronaca io ho votato contro).
3 - a Colmars mio figlio Francesco dichiara che lui deve mangiare perchè è poco allenato - capisco l'antifona e mi avvio da solo sapendo in cuor mio che la bici di Francesco sarebbe finita immediatamente nel baule dell'auto e che lui e Maria avrebbero comodamente e abbondantemente pranzato per poi raggiungermi con comodo, ... tanto quello li va piano; risultato: ho atteso quasi un'ora sullo scollinamento sopra il Col des Champs, innervosendomi anche perchè avevo finito le sigarette.
4 - alle 15.30 inizio a scendere seguito dall'auto, ma arrivati a St. Martin d'Entraunes si scatena un temporale con la conseguenza che anche la mia bici finisce nel baule dell'auto e torniamo ad Alassio via Valle del Var e Nizza.
Morale: quando vuoi fare una cosa, falla senza dirlo a nessuno e poi la racconti agli altri.
A parte gli scherzi: mi sono divertito molto, non ho fatto eccessiva fatica e mi rimane ancora un obiettivo in zona: il Col de la Cayolle.

Le foto più signficative
Il profilo altimetrico
 
   
 
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L'UIC è presente in Belgio

 
   

Raccogliendo l'invito dell'amico Jacques per una Randonnée in favore di "Medici senza frontiere" ho caricato bici, moglie e bagagli sull'auto e sono partito alla volta del Belgio, destinazione Neuprè, alla periferia di Liegi - partenza ovviamente tardi (ore 11) e tirata fino ad Aachen a cira 50 km da Liegi.

 
   
L'indomani, dopo una rapida visita alla città ed alla tomba di Carlo Magno abbiamo goduto della squisità ospitalità di Jacque e della sua famiglia - dopo un pranzo sontuoso abbiamo visitato in auto i dintorni di Liegi, il Castel di San Lambert, la omonima fabbrica di cristalli, Huy con il suo muro, breve ma con pendenze terribili.
Il giorno dopo, visita alla città di Liegi, percorrendo le celbri salite che precedono l'arrivo della Liegi-Bastogne-Liegi: Sart Tilmann, St. Nicolas e la Côte d'Ans o salita degli italiani, lungo la quale ho sostato nella Brasserie Le Capricorne, il cui proprietario, Pino Rizzo, è cugino del mastro artigiano ciclista artista ed amico Salvatore Prato di Alassio ma nato da queste parti.
 
   
Il pomeriggio, 50 km in bici con Jacques nelle campagne attorno a Neupré : non sembrava di percorre strade normali ma i viali di un parco curato da insuperabili giardinieri: prati verdissimi con mucche al pascolo, castelli, laghetti, fagiani in piena libertà, fattorie in pietra e tanti dolci saliscendi percorsi in piacevole conversazione e senza affanno.
La mattina della domenica, non potendo partecipare alla cicloturistica per un improvviso impegno che richiedeva la nostra presenza in Italia quella sera stessa, mi sono recato alla partenza, abbiamo fatto le foto di rito con le divise UIC, ho salutato i miei nuovi amici e siamo ripartiti alla volta dell'Italia, via Lussemburgo, Basilea.
Un'esperienza piacevolissima tra "vecchi" amici
, paesaggi stupendi e la promessa di ritrovarci l'anno prossimo con più tempo e più calma per fare quello che non è stato possibile fare adesso: La Redoute, il Muro di Huy, la Randonnée e tante altre cose.
Grazie, Jacques, grazie a te e alla tua famiglia.
 
   
 
A
   
 
   
 

Ancora... Tullio e la Bala

 
   

 

Il 27.09.03,. linfaticabile Tullio ha ripercorso le Creste
della Bala, partendo da Anfo, Bagolino, il Croce Domini, Passo Maniva, Passo Rosa di Baremone, Anfo, per un totale km. 74, dislivello mt. 2.200 -i 4 amici dell'UIC sono:
1. Dimitri Pompermaier
2. Fabrizio Pompermaier
3. Alessandro Mauri
4. Tullio Pavanelli

nei boschi dopo Bagolino

in azione sui tornanti
.... ti ho quasi preso
..... e non ti mollo
è dura col sacco in spalla
il primo valico
foto di gruppo
foto di gruppo (meno uno)
 
   
 
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Il Monte Baldo di Carlo Colombo

 
    Documentazione fotografica: clicca qui  
       
       
   
 
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Tra Valtellina ed Engadina - al cospetto di sua maestà lo Stelvio
di Carlo Colombo

 
   

Località di partenza e arrivo: Bormio, mt. 1215
Percorso: Bormio - Passo del Foscagno - Passo d'Eira - Livigno - Galleria Ponte del Gallo - Passo dal Fuorn - St. Maria - Umbrailpass - Passo dello Stelvio - Bormio Lunghezza:
km. 116 circa
Dislivello: mt. 3100 circa
Stato del manto stradale: Piuttosto buono, anche il tratto sterrato lungo la salita dell'Umbrailpass è ben tenuto, senza buche, molto compatto e con ghiaietto Eventuali suggerimenti per la visita:
Accertarsi che non vi siano interruzioni sul percorso e che le condizioni meteo siano buone e stabili; inoltre la galleria di Ponte del Gallo (ben illuminata) è a senso alterno regolato da semaforo che nel senso proposto è verde all'ora e alla mezz'ora, quindi regolatevi di conseguenza onde evitare lunghe attese. Come arrivarci: Da Milano si percorre la superstrada SS36 "Nuova Valassina" fino a Colico dove si imbocca la SS 38 del Passo dello Stelvio che percorre tutta la Valtellina fino a giungere a Bormio. Come tempistica considerate di impiegarci almeno 2 ore e 30 minuti da Milano in condizioni di traffico normale. Sconsiglio caldamente la domenica!
Data della ricognizione:19 luglio 2003
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Il giro nel dettaglio
E' salita clemente quella che porta prima al Passo del Foscagno e quindi al Passo d'Eira, unica nota negativa il traffico turistico diretto a Livigno; per questo si consiglia una partenza di prima mattina. Siamo nell'alta Valtellina, zona che ciclisticamente ha scritto epiche pagine in quasi tutti i giri d'Italia finora disputati e in cui solo il nome delle salite fa sognare (Stelvio, Gavia, Bernina, Mortirolo e chi più ne ha più ne metta) vero paradiso per i grimpeur e per gli amanti della montagna con grandi colli alpini over 2000 metri, insomma merita un soggiorno. Il circuito ad anello che vi vado a proporre prende l'avvio da Bormio e tocca in successione 5 passi di grande fascino:Foscagno, Eira, Fuorn, Umbrail e Stelvio. Tutti e 5 superiori ai 2000 metri, i primi tre non eccessivamente impegnativi, ma gli ultimi 2 che possono essere ritenuti una sola salita (il terzo versante dello Stelvio in pratica) molto impegnativo dato anche il fatto che arriva per ultimo . Insomma, un circuito che consiglio caldamente a chi ha già esperienza di giri impegnativi e vuole scoprire anche un versante quasi mai ricordato del mostro sacro…Stelvio.
Lasciamo dunque la graziosa cittadina di Bormio nota al grande pubblico come sede di passate edizioni di campionati del mondo di sci alpino e famosa stazione sciistica. Percorriamo un breve tratto in leggera salita della statale 38 del passo dello Stelvio che all'uscita del paese abbandoniamo svoltando a sinistra seguendo le indicazioni per Valdidentro e Passo del Foscagno ; iniziamo a pedalare lungo la SS301 prima in leggera discesa e dopo circa 1 km inizia un bel pianoro e giunti all'abitato di Pece in alto sulla destra possiamo ammirare le note "Torri di Fraele" . Raggiunta poco dopo Isolaccia iniziamo la salita al Passo del Foscagno osservando alla nostra sinistra l'imponente mole della Cima de' Piazzi che con i suoi 3439m domina la vallata, splendido alla vista risulta il suo ghiacciaio inondato dai raggi mattutini. La salita è abbastanza impegnativa anche se piuttosto regolare (pendenza media 6%) però il dislivello di 941 m e la lunghezza di 15,5 km impongono un'attenta distribuzione dello sforzo in considerazione delle successive salite . Si risale nel primo tratto la Val Viola quindi la strada si fa più panoramica e l'ultimo tratto a partire dalle gallerie antivalanga si snoda in un tipico ambiente d'alta montagna dominato dalla prateria alpina. Giunti al passo (2291 m.s.l.m.) sede di una prima dogana iniziamo una veloce discesa di circa 4,6 km per una strada ampia e nel contempo gettiamo lo sguardo sugli stupendi panorami che si aprono alla nostra vista. In breve raggiungiamo la località di Ponte del Rezz dove inizia la salita di circa 3 km. al Passo d'Eira (2210 m.s.l.m.) caratterizzata da una pendenza media del 6.3% e da tre brevi strappi abbastanza impegnativi. A questo punto giù il "rapportone" e lasciamo scorrere la nostra bici verso Livigno togliendoci il lusso di distrarci ammirando la splendida vallata che si apre ai nostri occhi. L'abitato di Livigno, allungato lungo il torrente Spöl è prevalentemente composto da infrastrutture turistiche e commerciali. Sostiamo per ristorarci e fare rifornimento di acqua freschissima ad una delle numerose fontane e ci dirigiamo verso il confine svizzero costeggiando per circa 10 km il lago artificiale del Gallo. La bella strada è stata negli anni scorsi oggetto di importanti lavori per la costruzione di gallerie antivalanga che comunque non impediscono la vista del lago e delle belle montagne che lo contornano. Alla fine giungiamo all'imbocco della galleria in località Punt del Gallo: il transito è regolato da semaforo che scatta nella nostra direzione all'ora e alla mezz'ora. La galleria è ben illuminata, munita di corsia preferenziale per le bici sul lato sinistro ma piuttosto fredda, quindi si consiglia caldamente l'uso di una mantellina con maniche lunghe (tipo Wintex). Sbuchiamo dall'altra parte in località Punt la Drossa e svoltiamo a destra iniziando subito la salita al Passo dal Fuorn. La strada ampia si snoda in una splendida vallata fiancheggiata da imponenti monti e foreste di conifere con numerose aree di sosta numerate (tipica meticolosità svizzera!) per i primi 3 km con una pendenza media del 5% , poi per i successivi 5 km addirittura scende al 3% ; solo gli ultimi 1700 m alla vetta sono impegnativi con pendenza media del 9% finchè in corrispondenza di una tipica "gasthoff" raggiungiamo il Passo dal Fuorn (2149 m.s.l.m.) . Ci fermiamo per una breve sosta e non possiamo fare a meno di ammirare la vallata di Müstair che si apre sotto di noi mentre in lontananza spicca su tutte la vetta innevata dell'Ortles . Bella e pedalabile è la discesa verso St. Maria caratterizzata nella prima parte da una serie di tornanti, successivamente da lunghi rettilinei. Dopo circa 13 km giungiamo a St. Maria , riempiamo le borracce di acqua montana e iniziamo l'ultima, impegnativa fatica, 13.2 km con pendenza media dell'8,5% e dislivello di 1126 per raggiungere l'Umbrailpass. Lasciata St. Maria inizia un bel tratto tortuoso all'interno di una foresta di conifere con ampie vedute sul paese e in lontanaza vediamo addirittura il passo dal Fuorn, quindi ci addentriamo nella vallata e mano a mano la vegetazione si dirada. In questa parte la pendenza diminuisce ma la fatica si fa ugualmente sentire dato che il fondo per circa 3 km diventa sterrato anche se in ottime condizioni. Al termine e fino al passo le pendenza torna ad aumentare e solo il panorama ci distrae e attenua la fatica. Giunti al passo c'è solo il tempo di rifiatare che ci immettiamo sulla statale dello Stelvio proveniente da Bormio in corrispondenza della dogana e iniziamo gli ultimi 3,5 km di salita . Il mitico Stelvio è lì davanti a noi , sembra di poterlo toccare ma la pendenza costante all'8% non ci dà tregua e solo il desiderio di conquistare una simile vetta ci inietta nuova linfa nei muscoli ormai affaticati . Alla fine raggiungiamo il valico brulicante di gente e ci andiamo a rifocillare con strüdel, panino allo speck e birra. Dopo un'ora e mezza trascorsa sulla terrazza del ristorante ad abbronzarci (e non sto scherzando, eravamo a torso nudo!) e a gozzovigliare, ripartiamo ormai soddisfatti e scendiamo verso la Valtellina rimanendo estasiati dai bellissimi scorci che si aprono ai nostri occhi. Le cascate del Braulio sono veramente maestose. Ben presto però le prime case di Bormio si avvicinano e concludiamo questa indimenticabile giornata.